Tre donne su quattro per la carriera sono disposte a rinunciare alla maternità

Non ci posso credere: 3 donne su 4 sono disposte a rinunciare alla maternità per la carriera. Ma può mai essere vero un dato così?
Eppure è quanto è emerso da una indagine della Adecco fatta in occasione della Festa della Mamma.

In pratica alla domanda “Nella vita cosa vuoi prima di tutto?” Il 42,8% ha risposto di voler fare carriera e di voler conciliare la vita familiare. Ma, in realtà, poche ci riescono. E molte, loro malgrado, in azienda devono accontentarsi di ruoli meno di rilievo a differenza degli uomini.

Fin qui, sinceramente, non mi sembra ci siano grosse novità!  Sono cose che abbiamo detto e ridetto mille volte. A chi non piacerebbe sentirsi realizzata e appagata sul lavoro, magari occupare anche poltrone ai vertici,  e poi avere la “famiglia del Mulino Bianco” a casa?

Neppure quest’altro dato mi sembra eclatante: per il 63,21% delle intervistate (circa 2.600 donne) sul lavoro primeggiano ancora i colleghi maschi, perché le donne spesso e volentieri devono rinunciare alla scalata al successo per la famiglia.

Direi che più che una opinione è un dato di fatto. E (lo so che con questo mi tirerò le vagonate di critiche in testa) in un certo senso mi sembra anche logico (non giusto!).
In genere le donne con famiglia sono le prime a rimanere a casa se ci sono problemi, ad accudire tutti, a dover uscire in tempi “umani” dall’ufficio per far fronte a tutti gli impegni post lavoro, eccetera.
Gli uomini, invece, si sentono “più liberi” di fermarsi più tempo in ufficio in caso di bisogno.
Nel mio piccolo, a casa mia accade la stessa cosa: a me alle cinque volente o nolente deve cadere la penna perchè devo correre a recuperare i nani dal nido, dalla baby sitter, eccetera. Mio marito invece raramente varca la soglia di casa prima delle otto di sera.
Abbiamo studiato entrambi, ci siamo laureati entrambi, da neo-laureati avevamo le stesse ambizioni e gli stessi sogni. Solo che i miei sono momentaneamente (lo dico ormai da anni!) riposti nel cassetto. Ma non dispero: prima o poi, magari, li tirerò fuori!

Ma torniamo allo studio Adecco. Dalla ricerca è emerso anche che chi sta investendo sulla propria professione e non vuole mettere da parte la carriera, è disposta a fare molte rinunce.
Alla domanda “A cosa non sei disponibile a rinunciare per il lavoro?” Solo il 27,46% delle lavoratrici ha indicato i figli. Quindi oltre il 70% rinuncerebbe proprio alla prole.
Mentre appare molto importante la vita privata e di coppia, a cui non rinuncia il 43,15% del campione, e il tempo libero (15,69%). L’11,16% delle donne intervistate, infine, rinuncerebbe a tutto per il successo sul lavoro.

Insomma ci sono donne che hanno trovato la loro ragione di vita in ufficio. E per questo rinuncerebbero anche alla gioia di diventare mamma.
Ma ci sta. Ci sono donne che non hanno lo spirito di maternità. E rispetto profondamente anche la loro decisione.

Tuttavia, leggendo meglio i dati, mi viene da fare una osservazione: non sono 3 donne su 4 a voler rinunciare alla maternità. Ma sono 3 donne su 4 tra quelle che vogliono far carriera a tutti i costi a sacrificare anche la loro voglia di prole…

Mi sembra ben diverso…  Che ne pensate?

76 risposte a “Tre donne su quattro per la carriera sono disposte a rinunciare alla maternità

  1. Ci sono donne che reputano la propria carriera come la più grande realizzazione della propria vita. Magari c’è chi preferisce viaggiare e avere libertà e tempo per dedicarsi ad altro che non siano figli. Poi ovviamente c’è chi reputa la maternità la più grande realizzazione che si possa raggiungere. Ognuna è fatta a modo proprio e ognuna con le sue priorità, ma trovo triste chi pensa che una donna sia donna al 100% solo quando sforna dei bambini. Prima ancora di essere madri siamo persone, esseri umani con una volontà, con una personalità, con delle idee e con delle ambizioni che non implicano per forza la voglia di avere dei figli. Io personalmente non credo che la maternità sia la più alta forma di realizzazione nella vita, ma non mi permetto di giudicare perché come ho detto prima ognuna è libera di decidere cosa è meglio per sè!

  2. È così strano che una donna sia brava nel suo lavoro, che ne sia appassionata, e che non le interessi fare figli? È così assurdo? “Povera donna che deve lavorare”, ma dai… io mi sono sposata da poco e già amiche familiari e conoscenti: e i figli? a quando la notizia del lieto evento? Quando invece sanno benissimo che sto per accettare l’offerta di lavoro che capita una volta nella vita… chi ci pensa ai figli (adesso)! Evidentemente è proprio difficile comprendere chi ha passione per il proprio lavoro, specialmente se il soggetto è una donna; francamente lo trovo molto molto triste. Non pretendo una condivisione dell’opinione, ma almeno un po’ di open mind, questo sì.

    • Concordo in pieno con te….io ho avuto mio figlio dopo 7 anni di matrimonio (al primo tentativo quindi 7 anni voluti) e nel frattempo mi sono costruita la mia piccola carriera lavorativa visto che potevo dedicare tempo ed energie al lavoro. Tuttora faccio un lavoro che amo, mi da molte soddisfazioni, non lo cambierei per niente al mondo ed anche adesso che ho un figlio e che faccio i salti mortali per essere piu’ presente possibile mai rinuncerei al mio lavoro ed allle gratificazioni economiche e morali che ne derivano.
      Quindi consiglio spassionato fregatene dei commenti di chi ti circonda, vai dritta per la tua strada in accordo con tuo marito, che e’ l’unico con cui devi condividere questo tipo di decisioni e quando sara’ il momento giusto (se ci sara’) penserai ad un figlio perche’ sentirai che e’ il momento giusto.
      In bocca al lupo per il nuovo lavoro!

      • Silviafede e’ giustissimo quello che dici pero’ nella vita non sempre le cose vanno come vorresti…. Ti porto il mio esempio. Mi sono sposata giovane 25 anni e ho avuto mio figlio dopo 4 anni e mezzo di matrimonio come te al primo tentativo. Nel frattempo come te ho lavorato e mi sono presa le mie belle soddisfazioni. Quando lui era piccolino, aiutata da mia madre, ho continuato a lavorare per raggiungere un obiettivo ambizioso di lavoro e ci sono riuscita. Col passare degli anni e’ cresciuto in me il desiderio di dargli un fratellino/sorellina ma aime’ non so per quale strano gioco della natura non e’ mai arrivato. Ho fatto tutte le analisi possibili e immaginabili, sia io che mio marito, ma va tutto bene.. mi sono solo sentita dire dal ginecologo signora ha superato i quaranta non e’ cosi’ semplice… Alla luce di tutto questo mi chiedo se avessi rinunciato alla carriera adesso avrei un altro figlio.?? Purtroppo noi donne abbiamo un orologio biologico che va rispettato e che non sempre va d’accordo con quello della carriera.. Mio figlio ormai ha 11 anni e dopo una lunghissima spiegazione credo mi abbia capito.. pero’ a me nessuno toglie dalla testa che se avessi provato prima ora chissa’ magari avrebbe un fratellino/sorellina…

        • Hai ragione Sofia non tutto va come vorremmo….io ho fatto la tua stessa esperienza non sono riuscita ad avere il secondo figlio e dopo un paio di anni di tentativi arrivata a 40 anni ho deciso di non provarci piu’ (scelta personale per carita’ non ho nulla in contrario con chi continua a provare)…pero’ se una persona non si sente pronta a diventare madre perche’ ad esempio in quella fase di vita le sue priorita’ sono altre, e’ giusto che segua la sua strada e rimandi l’eventuale scelta ad un altro momento…poi e’ vero che per cio’ che riguarda l’avere figli nessuno puo’ darci la certezza che questo accadra’ nei tempi desiderati anche quando come nei nostri casi non ci sono ipedimenti fisici

  3. Capisco le ragioni in entrambi i casi, da un lato al giorno d’oggi per tirare su un figlio servono tempo e soldi, cosa che diventa sempre più difficile. Dall’altro avere un figlio per una donna è qualcosa di unico. Io sono ancora studentessa, non posso giudicare, ma credo che ad un certo punto della propria vita si possano fare scelte fino ad un certo punto. Se ti innamori e desideri un figlio, credo che non ci sia lavoro che possa dire No, non lo faccio.

  4. Perfetto…io pure,come ransie,pensavo fosse più moderata di Anna…e comunque,quello che ha scritto SilviaFede è più o meno quel che avevo scritto nel mio post…

  5. Ah bene…. e e io che pensavo che fosse più moderata di Anna!!!! Allora il mio p.s sarebbe stato pure superfluo, aria fritta per chi non vuol sentire altre ragioni se non le proprie….no problem!!!!!

  6. Maria: anche io avevo scritto un P.S a Giulia e ricordo di averlo visto in attesa moderazione per diverso tempo solo che quando è stata aggiornata la pagina non l’ho visto più….. te lo ritrovi da qualche parte?

    • @ransie: tutto quello che avevo l’ho pubblicato. Ho eliminato solo alcuni post di Giulia che erano, a mio avviso, particolarmente offensivi nei confronti di tutti.
      Io, come ben sapete, tendo sempre a “pubblicare tutto”. Ma quando si oltrepassano i limiti del rispetto e si scivola volutamente nel campo delle offese personali, allora preferisco mettere un freno.
      In questo caso i limiti sono stati ampiamente superati…
      Ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni e ben vengano le idee diverse che offrono spunti di confronto e di crescita. Ma sostenere le proprie tesi offendendo gli altri no. Quella, per me, è maleducazione.

  7. Anna e Giulia: quando avrete la mia anzi nostra esperienza di qaurantenni ne riprliamo pe ril momento pulitevi la bocca con il sapone e vergognatevi di dire e scrivere certe cose.

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