Il latte materno su Facebook: S.O.S in Francia In Italia nessun allarme, funziona la banca

Della donazione del latte materno sul Web, soprattutto su Facebook, ve ne avevo già parlato qualche settimana fa, ma vi avevo detto che era una “moda” soprattutto americana. Ora invece questo trend ha oltrepassato l’oceano e a Parigi è già scattato l’allarme. L’Agenzia francese di sicurezza sanitaria (Afssaps) ha lanciato un’allerta sui rischi di trasmissione di agenti infettivi, come le meningiti, rosolia, epatiti, Hiv. A loro avviso la rete mondiale “The Human Milk for Human Babies Global Network”, che mette in contatto le mamme su Facebook, può essere pericoloso per i bambini poichè “nessun controllo microbiologico e sierologico viene fatto sulla donatrice” quando la donazione è fatta al di fuori di strutture dedicate.
E in Italia? Noi siamo l’eccezione. La ricerca della balia sul Web proprio non ci tenta. Da noi, insomma, il problema non c’è, probabilmente grazie anche alla buona rete di banche del latte che permettono di esaudire le richieste.

Un sistema secondo, per numero di banche, solo ai Paesi scandinavi dove la donazione è tradizionalmente strutturata in tutti gli ospedali”, spiega Guido Moro, presidente dell’Associazione italiana banche del latte umano donato Onlus (Aiblud).

“Nel nostro Paese – sottolinea l’esperto – possiamo contare su 26 banche diffuse sul territorio nazionale e sei centri omologati come banche. Non sono probabilmente sufficienti a coprire completamente i bisogni, ma è una situazione che possiamo definire più che buona rispetto agli altri Paesi. Si pensi che negli Usa, dove il fenomeno delle donazioni di latte umano via Internet si è affermato, ci sono solo 11 banche su 220 milioni di abitanti”.

I centri di raccolta si trovano soprattutto al Nord e a Centro della Penisola, mentre scarseggiano al Sud: in Campania, Basilicata e Sardegna sono completamente assenti. ‘Buchi’ da colmare, secondo l’associazione, che lavora anche per promuovere la creazioni di nuove banche.

Ma le mamme che hanno bisogno di latte materno “riescono facilmente ad avere un contatto – continua Moro – anche attraverso il sito internet dell’associazione (www.aiblud.org), che collega tutte le banche e fornisce indirizzi e riferimenti a chi si rivolge a noi”.

La diffusione dello scambio via Internet è insidiosa, secondo Moro, soprattutto per la falsa sensazione di semplicità, dimenticando che una rete sanitaria organizzata può rispondere meglio e con più sicurezza alle esigenze.
Le banche presenti sul territorio, infatti, permettono lo scambio anche tra diverse Regioni. “La Toscana ad esempio – precisa l’esperto – ha sei banche, che si sono unite in una rete in grado sia di realizzare scambi interni che esaudire richieste esterne. Succede anche in altre aree: la regola è quella di una rete di solidarietà”.

La maggior parte delle banche “è organizzata in modo da andare a casa della donatrice (alla quale sono richiesti alcuni esami per escludere patologie infettive), ritirare il latte che ha raccolto nel congelatore e portarle biberon vuoti per sostituire quelli ritirati.
Tutto questo dopo aver ‘istruito’ adeguatamente le mamme a raccogliere il latte in tutta sicurezza”, spiega Moro ricordando che lo scorso anno e’ stata fondata l’European Milk Bank Association, che ha l’obiettivo di uniformare la gestione delle banche del continente, di favorirne la creazione di nuove. ” In Italia – conclude – possiamo essere soddisfatti. Ma resta necessaria una normativa ad hoc. Non ci vuole una grande fantasia, basterebbe guardare al modello francese e prenderne il meglio”.

Che dire… peccato che arrivo sempre tardi a sapere queste cose! Nei primi mesi avevo talmente tanto latte che avrei potuto tranquillamente donarlo.
Se avessi saputo dell’esistenza di queste banche, magari mi sarei data da fare per aiutare le altre mamme in difficoltà.
Per me, ormai, è troppo tardi, ma care mamme con il pancione o nei primi mesi di allattamento… voi siete ancora in tempo, voi potete!

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