Le madri orientali sono veramente le migliori?

Qualche giorno fa sul Wall Street Journal è stato pubblicato un saggio della professoressa cinese-americana Amy Chua intitolato “Inno di battaglia delle madri tigre” nel quale il metodo educativo orientale, improntato sulla disciplina rigorosa e severa, veniva ritenuto migliore del nostro.
Le mamme italiane sono chiocce? Le cinesi tigri. Le mamme italiane coccolano i bimbi, sono apprensive e protettive? Le cinesi dure, ferme e fredde.

I risultati, però, sembrerebbero dare ragione a lei, alla prof. Gli studenti di Shanghai negli ultimi test Pisa dell’Ocse hanno avuto punteggi straordinari, insomma tanti piccoli geni in matematica. I nostri ragazzi invece si sono piazzati in fondo alla classifica. Non solo, i bambini cinesi si sono rivelati dei prodigi nella musica, praticamente tanti piccoli Mozart. I nostri…beh, lasciamo perdere.
Eppure leggendo solo qualche riga del decalogo della madre orientale mi si è accapponata la pelle. Una per tutte, secondo loro “la costrizione porta all’eccellenza“.
Direi “brrrrrr”.

Continuo: non si possono invitare gli amici, non si può andare in casa di amici, non si può dormire fuori casa, non si può guardare la televisione (neppure un cartone ogni tanto), non si può giocare con i videogame (figuriamoci la playstation o la Wii).

Ma il bello arriva adesso: non si può lasciare ai figli la scelta dell’attività extrascolastica da fare. Insomma devono essere i genitori a decidere se far fare al piccolo pallacanestro, piscina, judo o violino.

Cavolo che responsabilità! E che trauma per il bambino se l’attività scelta proprio non gli piace!

Solo così, dice Amy Chua i figli avranno voti eccellenti a scuola. E la prof parla per esperienza personale, visto che con queste regole sta educando e portando all’eccellenza le sue due figlie.

Il top l’ha raggiunto quando ha raccontato come è riuscita a far suonare alla figlia di 7 anni un pezzo difficile al pianoforte, dopo che la piccina si era esercitata senza fermarsi per una settimana senza, però, ottenere risultati. Le ha nascosto la cosa che più amava sua figlia, ossia la casa delle bambole e le ha detto che l’avrebbe regalata ad altri se non avesse suonato alla perfezione il pezzo entro il giorno dopo. E giusto per rincarare la dose di terrore l’ha mandata a letto senza cena.

Per non parlare delle parole offensive che usa nei confronti della bimba come “smidollata”, “patetica”, “codarda”, solo per fare qualche esempio. Ma non chiamateli insulti, dice Chua, è solo un modo per spronare, motivare i piccoli a fare meglio.

Sinceramente neanche nei miei incubi peggiori ho sognato cattiverie così. E mi sono chiesta: cosa direbbe “Tata Lucia”, che già a me sembra abbastanza severa, di questi metodi da “S.o.s. Telefono azzurro”.

Secondo la prof noi genitori occidentali sbagliamo quando non incitiamo i nostri figli a superare gli ostacoli. In questo modo non rafforzano la loro autostima. Invece non c’è nulla di meglio per farli crescere che far fare loro cose che credevano irraggiungibili. E per raggiungere questo scopo la mamma cinese è disposta anche a farsi odiare (da grandi capiranno!).

Bene, vi dico la mia, e poi vi prego ditemi la vostra. Saranno pure dei geni gli orientali, ma preferisco di gran lunga la “normalità” occidentale.
Io sono l’esatto contrario della “madre tigre”, mi definirei piuttosto una “mamma miciona”, a volte, mi rendo conto anche troppo miciona. Faccio le fusa ai miei cuccioli e adoro quando ricambiano riempiendomi di coccole e baci.
Magari fra qualche anno mi accorgerò che ho sbagliato tutto, perché non c’è niente di più difficile che fare i genitori.
Ma proprio per responsabilizzare i miei bimbi cerco di fargli prendere delle decisioni: che sport vuoi fare? Che strumento vuoi suonare e anche che pasta vuoi mangiare stasera? Penne o minipipe?

Non avrò un Mozart e neppure un Einstein, ma concedetemelo: chi se ne importa!
Mi basta che siano delle brave persone, con dei sani e solidi principi, che rispettino sé stessi e anche gli altri. Ecco cosa vorrei dai miei due nani!

31 risposte a “Le madri orientali sono veramente le migliori?

  1. Dato che non ho figli perchè ho solo 14 anni, non solo d’accordo con l’educazione orientale perchè con tutte quei divieti si rovinerebbe l’infanzia del bambino. Non la costrizioe è il miglior metodo, mma di essere comprensivo nei suoi problemi, di lasciarlo libero, farlo fare lo sport che gli piace o suonare lo strumento che li piace o lasciarlo a giocare con gli amici è questo il miglior metodo educativi.Certo, non sarà mica il genio ma meglio cosi. Ma, comunque nell’educazione del figlio ci devvono essere delle regole da rispetare e se per caso no le rispetta, mettilo in castigo. Il castigo dipende da quale regola è stata infranta. Il castiggo non deve essre ne esagerato ne troppo severo tranne nei casi particolari e gravi. Il castigo ha solo la funzione di far capire al figlio che dopo ogni male ci sono sempre delle conseguenze. E poi i genitori devono essere affetuosi con i figli non come la mamme cinese che sono fredde e severe.

  2. Sono una ragazza di 18 anni ed ho letto l’articolo della mamma trigre sul New York Times.
    Ho letto i commenti all’articolo e poi ho scoperto la lettera della figlia, mia coetanea, di Amy Chua che ha deciso di rispondere alle migliaia di commenti come questi,
    Consiglio alle mamme chioccia di leggere questa lettera.

    Comunque io sono stata cresciuta da una mamma tigre ed un padre chioccia, quindi il mio giudizio su Amy Chua ed il suo metodo di educazione dei figlio non può provenire altro che dalla mia esperienza personale.
    Secondo Amy Chua fa solamente bene ad educare le proprie figlie così. Abbiamo bisogno di amore esterno fino ai 7 anni, dopo i sette anni dovremmo liberarci dalla sfera famigliare e cominciare a camminare sulle nostre gambette (ovviamente in modo relativo all’età, nessuno a 7 anni se ne va a vivere di casa).
    Mia madre mi ha mandato in colonie all’estero, mi ha fatto fare mille sport, mi ha obbligato a leggere un libro al giorno. Allo stesso tempo mio padre mi copriva di affetto e mi consolava quando fallivo.
    Io non voglio assolutamente togliere qualcosa alle carezze di mio padre, perché é una fortuna poterle ricevere, ma purtroppo ho imparato a mie spese che la mia autonomia e la mia indipendenza si sono create solamente grazie a mia madre, che mi ha obbligato a uscire dalla bolla della famiglia.
    Questo perché secondo me i teenagers non sono assolutamente in grado di comprendere cosa sia veramente giusto per loro, e lo dico io che sono una teenager. Alle medie mi sono ribellata a mia madre, perchè giustamente lei era molto severa sia sulla mia educazione, ma sia sul valore affettivo. Però Amy Chua dice che bisogna cercare di equilibrare le cose: mantenere la disciplina in certi ambiti, ma levarla assolutamente nella sfera degli affetti.
    Io ora non sono una madre, sono una figlia e quindi sono l’oggetto della discussione creata dalla Chua. Quando arrivi all’ultimo anno di maturità, vorresti aver fatto un certo tipo di sport, ma sai di essere vecchio e ti senti soprassato da questi piccoli geni asiatici, scusate il franchismo ma fa veramente “incazzare”.
    Se i giovani italiani sono pigri, disoccupati e non voglio levarsi da casa, non è assolutamente colpa loro ma dall’educazione che ricevono. La libertà sarà un bel valore da stimare, ma a volte è qualcosa che ti divora e ti distrugge, soprattutto alla mia età. Sapere di poter fare tutto, perché tanto c’è mamma che ti da vitto ed alloggio e ti da una pacca sulla palla quando prendi 2 o passi tutto il giorno a cazzeggiare, non è libertà. E’ fancazzismo.
    I ragazzi asiatici saranno “strani” e magari “sclerati” in mancanza di una carezza, ma sono loro che ci supereranno in tutto. Non dico che la superiorità sia una cosa fondamentale, ma per un ragazzo e soprattutto per un bambino è una soddisfazione sapere di avere fatto qualcosa in modo migliore degli altri. E credo sia la più grande soddisfazione di sempre.

  3. Rispondo solo adesso alle accuse che mi sono state rivolte, perché avevo dimenticato il mio commento e l’interessante dibattito.
    Intanto dico che non mi ritrovo nelle accuse che mi sono state rivolte. Né per come mi comporto (almeno come io mi vedo), né, per quello che ho scritto. Io non sono tra quelli che hanno scritto che la professoressa cinese era l’esempio da imitare.
    Non credo che un uomo possa amare se non è stato amato da bambino. Quindi l’amore è una componente essenziale dell’educazione, oltre che un valore e un piacere in sé.
    Concordo che voler bene e viziare sono due cose differenti. Dunque bisogna impegnarsi a non viziare il figlio con tanto sforzo quanto è il bene che gli vogliamo. E chi vizia non fa il bene del figlio ma il proprio (comodità, piacere, soddisfazione materialistica nel riempirlo di regali, e così via).
    Concordo che dare regole es essere severi sono due cose diverse. La severità riguarda o la sanzione o la quantità di regole. Io sono un libertario e quindi le regole che do sono poche (molte meno di quelle che danno quasi tutti i genitori che conosco). I miei piccoli tre gemelli sono stati a lungo pieni di bernoccoli e ematomi, perché non li controllavo nei movimenti quando iniziavano i primi passi. Sulle regole che do, invece, sono inflessibile. Fino ad ora, data la piccola età dei miei pargoli, non sono arrivato a dover sanzionare, salvo schiaffetti pedagogici sulle mani e riesco di fatto a far rispettare le regole. Spero di non dover mai applicare sanzioni e di condurli con l’autorevolezza i suggerimenti e soprattutto l’esempio. Resta il fatto che (diciamo alla seconda violazione) se insulteranno la nonna saranno umiliati e se scalceranno la madre proveranno dolore
    E a casa si parlerà della noia come di uno stato antecedente alla creazione o se prolungata come la condizione dei miserabili o di malati cronici.
    In cosa consiste allora la mia educazione in questa prima fase. Quando piangono, non vengono mai presi in considerazione prima di qualche minuto: Pietro, papà sta facendo il caffè, sta per uscire, poi lo bevo e poi ti faccio scendere dal seggiolone” e simili. Li educo alla pazienza e a non credere che tutto ruoti intorno a loro (a comprendere fin da piccoli che esistono altri e altre esigenze). Quando il maschio o la femmina più forte e grande prende si tolgono i giocattoli di mano e provocano il pianto dell’altro, talvolta intervengo a favore dello spossessato, più spesso dico “Lucia (o Pietro) riprenditi il giocattolo che ti ha tolto” – li legittimo a reagire. Se il giocattolo viene tolto alla più piccolina intervengo sempre e schiffeggio le loro manucce. Piccole cose, insomma.
    Certamente non gli dirò di non frrequentare gli zingari o di non frequentare il figlio di un galeotto. Questi precetti mi fanno ribrezzo. Però gli dirò che non devono fare i prepotenti con nessuno ma che se incontreranno un prepotente devono sapere che “chi mena primo mena sempre due volte”. “Non si piega la schiena davanti ai prepotenti”. “Devi sempre intervenire se un bambino grande fa il cattivo con un bambino piccolo e difendere quest’ultimo”. Non insegno che la debolezza è sbagliata (e chi lo ha detto?); mi impegno ad eliminarla ed è cosa molto più difficile sia di punire che di insegnare (nel senso di limitarsi adire che non bisogna essere deboli). Non gli insegno l’arrivismo in senso materialistico-economico (e chi l’ha detto; tutta la mia vita è andata, almeno fino ad ora, in altra direzione), gli offrirò (adesso è ancora presto) la mia concezione della vita come continua crescita spirituale, come impegno e adempimento di missioni

    Per ora si tratta di piccole cose, come vedete. E tuttavia la mia esperienza mi induce ad asserire che soltanto il 50% dei genitori educa i figli in uno o altro modo (la severità è un profilo secondario e anche pericoloso). L’altro 50% non sa nemmeno che oltre ad amare deve educare, in uno o altro modo.

  4. Sapete una cosa? Si vede subito, da quello che scrivono, chi ha figli e chi non li ha. Ma sapete un’altra cosa? Non ho letto nessun commento di qualcuno che abbia provato a mettersi nei panni di quei poveri bambini figli di quell’arpia cinese, perchè solo così si può definire quella persona. Sapete una cosa? Io non ricordo cosa voleva insegnarmi mio padre quando mi prendeva a sberle “educative”, ricordo solo che mi sentivo umiliata, che la sentivo come un’ingiustizia perchè ero piccola e non potevo difendermi o sottrarmi. Ricordo benissimo invce, quando sono un po’ più cresciuta e lui ha cambiato atteggiamenti, quando mi spiegava perchè, per esempio, è importante studiare, cosa è accaduto a lui nella sua vita e in che cosa gli è stato utile, consigliandomi e standomi vicino se avevo difficoltà a farlo, facendomi capire quando sbagliavo e in cosa ma anche incoraggiandomi a migliorare se le cose a scuola non andavano bene. Ed è così che faccio con i miei figli, li educo con amore e comprensione, con un bel no e relativa spiegazione quando serve, li ascolto e cerco di capire le cose che amano fare e perchè e quelle che non amano e perchè. E tutte le persone, maestre comprese, si complimentano con me per l’educazione dei miei bambini, compreso il rispetto degli altri. Sapete cosa? E’ più facile punire e insultare che parlare e capire per insegnare le cose! Io da quella signora cinese non ho proprio niente da imparare, e sapete cosa, è persino vergognoso che certe cose vengano scritte! Sono fiera di essere una mamma italiana!

  5. Per educare i figli come vorresti tu, Stefano, basta mandarli in un campo militare. Per educarli come dici tu ad essere forti, colti, determinati, tenaci, pazienti, dignitosi con i potenti, magnanimi con i deboli, a piangere sulla tomba di un amico o di un parente, bisgona INSEGNARE questi valori e NON IMPORLI con la disciplina. E per insegnarli bisogna comprenderli e per comprenderli bisogna viverli. Come fai ad insegnare ad un figlio ad essere magnanimo con i più deboli se insegni che la debolezza è sbaglliata, come fai ad insegnargli ad essere dignitoso con i potenti se insegni l’arrivismo, come fai a obbligare un uomo a piangere un amico se prima non gli insegni a donarsi, come fai ad insegnare ad essere paziente se con tuo figlio non lo sei per primo…

  6. Per Stefano: che cavernicolo che sei. Amare un figlio e farne un uomo/donna non sono due cose in contraddizione. Io sono una fervente sostenitrice della famiglia tradizionale, ma non critico le famiglie alternative, anzi per certi versi le ammiro, perchè mi sembra che nelle famiglie alternative ci sia molto più rispetto per la dignità dei bambini, che siano visti come esseri umani degni di rispetto e non come animaletti da ammaestrare. Voler bene e viziare sono due cose diverse, e anche dare regole ed essere severi sono due cose diverse. Per avere un figlio rispettoso bisogna rispettarlo, per averlo educato bisogna usare con lui le buone maniere, e così via: i bambini imparano ciò che vivono. Sugli effetti devastanti dell’educazione severa leggete “Le vergini suicide” di Jeffrey Eugenides: è un romanzo ma è ispirato a una storia vera.

  7. ma una via di mezzo?!?!?
    mia figlia guarda 1 cartone al giorno, massimo 2, mangia a tavola e non in giro per la casa, dorme nel suo letto e non nel nostro, usa il ciuccio quando dorme e non ogni secondo ecc…
    ma ovviamente esistono le eccezioni: a volte ce ne scappano anche due di cartoni, la domenica si fa colazione a letto tutti e 3 insieme, quando e’ ammalata dormo con lei, se e’ particolarmente in crisi puo’ usare il ciuccio un pochino, ecc…
    ma soprattutto, viene tanto tanto coccolata, amata, baciata, spupazzata, elogiata se fa una bella cosa, ma se sbaglia le dico:
    va bene amore, sei stata brava lo stesso, la prossima volta vedrai che andra\’ meglio perche\’ so che sei brava e che ce la farai!!!
    e per farle fare le cose non la minaccio!!! le parlo!!!!!!!!
    ma come si fa a trattare i figli come degli oggetti? e soprattutto come si puo\’ pretendere il massimo da loro, se li insultiamo, ma che cavolo di autostima avranno?
    allo stesso tempo non possiamo lasciarli fare quel che vogliono, il mondo non gira cosi\’, ci sono regole ovunque.un po’ si dovranno pur abituare
    quindi ok: diamogliene qualcuna…ma con amore!!!!!!!!!!
    poi ovvio che tutti i genitori, compresa me sbagliano, ma almeno l’abbiamo fatto con amore, non con disprezzo…

  8. Io sono disorientata in merito… credo che le regole sono fondamentali nei bambini,loro vivono di abitudini e hanno la necessità di essere guidati…la severità fine a se stessa credo porti solo all’insicurezza; la politica del terrore non fa capire il perchè ci si debba comportare in un determinato modo, ti spinge solo a non mettere in atto un determinato comportamento per evitare spiacevoli conseguenze. il giorno che il bambino si troverà a dover scegliere un percorso da solo non sarà in grado di operare liberamente…
    io con mio figlio cerco di fargli capire quali sono le regole e l’educazione e vengo criticata da mia suocera che mi dice di essere autoritaria. in realtà poi il bambino quando sta con me è tranquillo e dolcissimo…con lei un’aquila!

  9. E aggiungo: secondo me, per avere un figlio bravo a scuola, bisogna insegnargli ad amare i libri e la cultura, non stargli addosso col mitra spianato per farlo studiare. Non ha senso che quei genitori che guardano solo tv spazzatura e leggono al massimo riviste di gossip o giornali sportivi si trasformino in ufficiali delle SS quando arrivano a casa pagelle strapiene di 4 e 5, dovevano pensarci prima. Se volete che i vostri figli siano studenti modello, introduceteli alla bellezza del sapere, coltivate la loro curiosità naturale. E se vanno male a scuola invece di punirli cercate di capire il perchè: se lo studio li annoia rendeteglielo stimolante e divertente. Se non hanno autostima infondetegliela, con lodi e apprezzamenti. Se vedono lo studio come un’imposizione per accontentare i genitori, spiegate che lo studio può essere invece un mezzo per affermare la propria personalità. Ma non puniteli mai, o farete loro odiare la scuola ancora di più. Parola di una che avrebbe voluto essere aiutata a risolvere i propri problemi con lo studio e non ha mai ricevuto questo aiuto: i vostri ragazzi vogliono essere aiutati, non puniti.

  10. Io sono contraria all’educazione severa perchè penso che crei individui smidollati e abulici che non sanno nemmeno quanto zucchero mettere nel caffè, tanto sono abituati a fare quello che gli viene detto, non sanno fare niente da soli; e anche aridi e freddi se la severità si manifesta anche sotto forma di mancanza di affetto. Non sono ancora mamma, ma se mai lo diventerò vorrei essere “severa no, attenta sì”;, cioè vorrei essere per i miei figli una guida senza essere autoritaria. Ricordate nel film “Chocolat” la signora anziana affezionata cliente della pasticceria? Parlando di come sua figlia educa il figlio severamente, dice che il ragazzo senza il permesso della mamma non va nemmeno in bagno. E non era un discorso da nonna, ma da persona che crede nella dignità dell’essere umano.

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