Viva la Mamma

La madre surrogata: nove mesi senza gioia?

Questa notizia è stata riportata in tutte le salse su tutti i siti di questo mondo e ha scatenato i commenti più svariati: anche la bellissima Nicole Kidman anziché “partorire con dolore” ha deciso di avere un altro figlio dribblando tutta la fase della  gravidanza e del parto e affidando questo “gravoso compito” ad un’altra donna. Così si è portata a casa la sua secondogenita Faith Margaret già bella e confezionata.
Prima di lei ci aveva pensato Michael Jackson, Ricky Martin, Elton John. E qui, per ovvi motivi, diciamo che la strada era quasi obbligata. Ma anche la beniamina di “Sex and the City”, Sara Jessica Parker, ha avuto “in pronta consegna” due belle gemelline.

Ora io non voglio sindacare questa scelta, fatti loro, ma mi chiedo: come fanno queste cosiddette “mamme surrogate” a portare in grembo per nove mesi queste creature, sentire i primi colpetti nella pancia, il loro battito, sentirli crescere giorno dopo giorno, metterli al mondo e poi… e poi consegnarli ai diretti interessati?

Saranno pure ricompensate adeguatamente, anzi, immagino, ricoperte d’oro. Ma come si fa a dare in affitto il proprio utero?
Mi immagino una gravidanza senza gioia, nove mesi di sopportazione con l’unica speranza che passino in fretta e di ricevere in cambio l’agognato gruzzoletto.
E tutte le teorie sui bambini che riconoscono la mamma già nella pancia? Che riconoscono la voce? Che sentono l’affetto, eccetera eccetera?
Non so. Rimango perplessa.

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