Prima di lei ci aveva pensato Michael Jackson, Ricky Martin, Elton John. E qui, per ovvi motivi, diciamo che la strada era quasi obbligata. Ma anche la beniamina di “Sex and the City”, Sara Jessica Parker, ha avuto “in pronta consegna” due belle gemelline.
Ora io non voglio sindacare questa scelta, fatti loro, ma mi chiedo: come fanno queste cosiddette “mamme surrogate” a portare in grembo per nove mesi queste creature, sentire i primi colpetti nella pancia, il loro battito, sentirli crescere giorno dopo giorno, metterli al mondo e poi… e poi consegnarli ai diretti interessati?
Saranno pure ricompensate adeguatamente, anzi, immagino, ricoperte d’oro. Ma come si fa a dare in affitto il proprio utero?
Mi immagino una gravidanza senza gioia, nove mesi di sopportazione con l’unica speranza che passino in fretta e di ricevere in cambio l’agognato gruzzoletto.
E tutte le teorie sui bambini che riconoscono la mamma già nella pancia? Che riconoscono la voce? Che sentono l’affetto, eccetera eccetera?
Non so. Rimango perplessa.