E ho scoperto pure un’altra cosa che mai avrei neppure sospettato: pare che anche i pidocchi… preferiscano le bionde!
Le teste preferite rimangono comunque quelle dei più piccoli: ogni anno, infatti, sono ben 700mila i bimbi alle prese con shampoo ad hoc e pettinini. Insomma, ai pidocchi piace andare all’asilo!
Seguono in classifica gli alunni delle elementari (500 mila ‘baby-vittime’ fra i 6 e i 12 anni) e quelli delle superiori (200 mila 13-18enni).
Ma è vero che bisogna rasare i capelli a zero? E che i pidocchi si accasano sulle teste sporche? Assolutamente no. il pediatra Italo Farnetani, professore a contratto all’università di Milano-Bicocca, sostiene che su questo fenomeno, che semina panico fra i banchi, circolano ancora “discriminazioni ingiustificate e falsi miti”.
Cominciamo, però, dai miti da sfatare.
L’igiene non è un criterio
Prendere i pidocchi, spiega Farnetani, “non è affatto questione di scarsa igiene o di basso livello sociale, ma è soltanto un fatto di sfortuna. Basta essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, e anche la chioma del più ricco non può sfuggire all’attacco”. Quindi anche se “i capelli del bimbo vanno lavati in genere due volte a settimana”, prendere i pidocchi non è una questione di cattiva pulizia.
Tagliare i capelli aumenta il rischio
Proseguendo nella lista dei falsi miti, c’è il capitolo ‘pettinatura’. Per eliminare drasticamente o per prevenire il problema pidocchi, avverte Farnetani, “tagliare capelli non serve a niente. Anzi è il contrario”, perchè essendo il pidocchio una creatura “estremamente fragile – precisa il pediatra – se trova capello lungo incontra anche più difficoltà ad annidarvisi”.
I pidocchi preferiscono le bionde
Fra le curiosità di settore, c’è poi le teoria che vuole il pidocchio ‘innamorato delle bionde’. Non certo per una questione estetica, ma perchè in genere i capelli biondi sono piùlisci e il parassita trova più agevole saltare da un pelo all’altro disposto in parallelo. Ancor più se il capello è soffice e pulito: altro elemento a riprova di quanto sia sbagliato additare a ‘untore’ chi non lava i capelli ogni giorno.
Ma siccome ricevere un pidocchio in testa “è fondamentalmente una questione di sfortuna”, ripete Farnetani, a danno fatto l’importante è mantenere la calma e sapere bene cosa fare.
Il primo passo per debellare il pidocchio è riconoscerlo. “Vedere l’animaletto è difficile, proprio perchè è molto fragile e spesso dopo il salto muore subito. Invece si vedono con facilità le sue uova”, il vero elemento da sradicare.
“Attenzione a non confonderle con la forfora”, raccomanda il pediatra: “Mentre quest’ultima si trova sul cuoio capelluto ed è sufficiente soffiarci sopra per spostarla, le uova del pidocchio stanno saldamente attaccate al capello”. Abitano “a qualche centimetro di distanza dall’attaccatura, sono ovali e color avorio-paglierlino”.
Una volta localizzato il nemico, neutralizzarlo è semplice: “In farmacia sono disponibili vari trattamenti efficaci, e una volta che li ha iniziati il bambino può tornare a scuola subito. Già dopo la prima volta che si usa il prodotto, il bimbo può rientrare in classe senza il timore di passare i pidocchi ai compagni”.
Vietato dunque isolare la prima ‘vittima’. Perchè nei casi in cui dopo il trattamento il pidocchio si ripresenta subito sulla stessa testa, la colpa non è del ‘paziente zero’, puntualizza il pediatra.
“E’ delle mamme che dicono di aver fatto il trattamento, quando in realtà non è così. Il vero nodo del problema, insomma, è quella quota di bambini (circa il 10%, secondo un’indagine condotta nella zona di Monza-Brianza) che sfuggono ai controlli sanitari e trascorrono anni senza vedere un medico”.
Farnetani conclude: “E’ proprio contro fenomeni come la pediculosi che ritornerebbe utile la medicina scolastica di una volta”. Camici bianchi sempre ‘a portata di banco’, sentinelle della salute dei bimbi.