Il pianto del bambino manda in tilt la mamma: come ci si deve comportare?

Io lo dico sempre: “Beata chi ci riesce”, ma io non riesco proprio a rimanere tranquilla sentendo i miei figli che piangono.
Il loro pianto mi manda in tilt. Il mio cervello lo registra come: “E’ scattato l’allarme, muoviti!”
E questo in tutte le circostanze, anche quando so, con certezza, che quelle lacrime e quelle urla sono dovute semplicemente a capricci. E’ un mio limite, lo riconosco.
Nel periodo in cui li allattavo, poi, mi accadeva qualcosa di veramente strano: se sentivo altri neonati piangere, mi arrivava la montata lattea. Pur sapendo che non erano i miei.
Misteri della natura…
Ma a quanto pare non sono la sola a non resistere al richiamo del pianto. Per moltissime mamme è un suono insopportabile. Eppure c’è qualcosa che possiamo e dobbiamo fare per il nostro bene e per quello dei nostri figli.

Ce ne parla la nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Ecco cosa ci racconta a tal proposito:
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Perché il lattante piange?

Sul pianerottolo di casa mia da due giorni c’è un fiocco rosa. Alla mia vicina è nata una meravigliosa bambina, Laura.

E in estate, con le finestre aperte, è facile sentire il pianto di un bimbo.

Ieri sera ero a letto e nel silenzio della notte sentivo che c’erano diversi bambini intenti a tenere svegli i genitori (come non li invidiavo :)).
Provavo a distinguerli. Non è difficile.  Il pianto di un bimbo di sei mesi è completamente diverso da quello di due anni, e lontano anni luce da quello dei neonati.
E ieri sera c’erano tutti, anche quello della nuova arrivata. Un dolce suono per i vicini, una tortura per i genitori che spesso vanno in panico quando non riescono a placarlo.

Ma perché i neonati piangono? Su questo argomento c’è un articolo molto interessante sul numero di questo mese di Figli Felici.

Una frase in particolare mi ha colpita: “Il pianto è uno dei mezzi più efficaci e perentori che il bambino utilizza per comunicare con l’esterno. E se un bimbo piange in maniera vigorosa, con un dispendio notevole di energie, non sta male, sta solo manifestando un bisogno, una necessità, una esigenza non soddisfatta. Quando un bambino sta veramente male non piange, ma si lamenta, che è tutt’altra cosa!” Continua a leggere

Cosa possiamo fare quando il neonato piange e si dispera?

Con i bambini più grandi si parla. Se accusano dei dolori loro ci spiegano, ci fanno capire cosa è che non va.
Ma con un neonato no. Lui non favella!
L’unico modo che ha per comunicare un bisogno, una esigenza è quello di piangere. Un pianto estenuante, ininterrotto che spesso, soprattutto nei primi giorni di vita, manda nel panico mamme e papà.
Avrà fame? Sete? Freddo? Caldo? Doloretti? Ha fatto i bisognini? Oppure vuole solo una dose massiccia di coccole extra?
E se neppure prendendo il piccolo in braccio, cullandolo, facendogli sentire il calore umano smette di piangere? Che fare? Qual è l’atteggiamento giusto che devono usare i genitori?
Tata Simona lo ha chiesto ad una nota psicoterapeuta, Christine Rankl, che le ha risposto così:
Per calmare un neonato nei primi tre mesi di vita è necessario ricreare l’ambiente che aveva nel grembo materno, ossia avvolgente e con rumori attutiti”. Continua a leggere