La squadra Arcobaleno

Di quanto succede nella scuola calcio dove gioca Luca quest’anno vi racconterò fra qualche tempo. Devo raccogliere bene idee e materiali. Ma poi, ve lo prometto, sarò esplosiva come un vulcano!
Datemi tempo… e ne sentirete delle belle 😉

Ma oggi vi voglio raccontare della lezione che mi ha dato Luca in queste ultime settimane. Una grande lezione di vita.
Sinteticamente vi dico che prima di Natale i nati del 2010 erano divisi in tre squadre di tre colori diversi: rossa, blu e gialla. In teoria tutti i bambini fanno parte di un unico grande gruppo. In pratica c’è una prima squadra, la rossa. Poi le altre: blu e gialla. Da gennaio i bambini sono stati divisi in 4 squadre, hanno aggiunto la bianca in coda, spostando così tanti bambini da una squadra all’altra.

Sorvolando su tutto (vi racconterò ogni particolare nei minimi dettagli a tempo debito) vi dico che Luca è stato spostato dalla rossa alla blu al ritorno dalla pausa natalizia. E che da allora ha giocato nella blu, nella gialla, nella bianca. Insomma in tutte le squadre. E questo credo che sia un primato tutto suo!

In pratica non sa ancora di quale squadra fa parte e questo gli sta causando una tale ansia che di notte ha cominciato a digrignare i denti. Mi fa male sentirlo tutta notte macinare pietre. Un rumore secco e assordante che mi entra nelle orecchie e non mi fa chiudere occhio. E la mia rabbia sale.
E sto ancora peggio quando realizzo che a causargli questo malessere è un gioco!
Il calcio a 8 anni dovrebbe essere solo divertimento, sport, voglia di stare insieme e imparare. Questo per me, per come concepisco io il calcio.
Evidentemente per Luca è molto di più. Tanto di più.

Ma torno a bomba alla lezione di vita che quel bambino di otto anni mi ha dato.

Due venerdì fa, a sorpresa, è stato convocato nella squadra gialla. Nessuno gli aveva detto nulla, nessuno lo aveva avvisato. Lui si era allenato tutta la settimana nella blu.
E’ arrivato a casa con l’umore sotto i piedi. “Forse hanno sbagliato”, continuava a ripetere.
E io: “Luca, se non ti va, non andare alle partite. Nessuno ti ha detto nulla e noi non ci presentiamo”.
Lui: “E i compagni? Metto in difficoltà i compagni se non vado”.
Io: “Sinceramente io al tuo posto non andrei”
Mio marito: “Ma che insegnamento gli dai! Luca, se vuoi andare domani ti porto io”.

Il sabato, obiettivamente, avevo degli impegni con i miei genitori. Luca è andato alla partita con il padre. Non è andata benissimo, perché è tornato a casa proprio mogio.
“Se mi prometti che ti impegni al massimo delle tue possibilità, domani vengo a fare il tifo per te!” gli ho detto con un sorriso.
Lui: “Affare fatto”

La domenica ero lì, con i genitori della gialla a sostenere la squadra.
E’ stata una delle partite più belle e divertenti a cui io abbia assistito quest’anno.
Grinta da vendere!
Tifo da curva della serie A! Ma quello bello, genuino, felice, spensierato.
I bambini al top. Vittoria e sorrisi.

A casa Luca: “Mamma come sono andato?”
Io: “Magnifico Luca, semplicemente magnifico, … come tutti gli altri!”
E lui: “Ci siamo proprio divertiti”
Mio marito, quando ormai Luca era a letto, mi ha detto: “Tu non ti saresti presentata vero?”
Io: “No, li avrei mandati a quel paese. Non è così che si tratta un bambino. Non hanno rispetto per lui e io non ne voglio avere per loro.”

Lui: “Ma ti saresti persa tutto questo. Luca avrebbe pensato solo a quello per tutto il weekend, vivendo il passaggio come una sconfitta. Invece stasera si sente l’eroe acclamato da tutti, il goleador che ha fatto 4 reti in 10 minuti portando la squadra alla vittoria e con il quale tutti si sono complimentati…”. A proposito diversi genitori mi hanno chiesto: “Ma come mai Luca gioca in questa squadra?”
Io: “E tu cosa hai risposto?”
Lui: “Lo hanno convocato ed è venuto”.
Io: “Beh, ti sei impegnato nella risposta! 😊 Ok, devo ammetterlo, Luca mi ha dato una grande lezione di vita! Io avrei mollato il colpo. Lui invece è andato e ha dato il massimo che poteva. Esattamente il contrario di quanto avrei fatto io. Ma aveva ragione lui. Avevate ragione voi.”

La domenica successiva Luca è stato convocato nella bianca. Hanno vinto di misura.
Noi genitori abbiamo preso tanto tanto freddo, ma il tifo e l’allegria non è mancata. Ci siamo divertiti molto.

La sera mi ha detto: “Mamma, ma se mi chiedono di che squadra faccio parte cosa rispondo?”

Io: “Luca, tu sei travolgente, bravo e ben voluto da tutti i bambini di tutte le squadre di tutti i colori. Tu sei della squadra ARCOBALENO. Porti allegria e goal ovunque ti chiamano. Meglio di così! Che ne dici?”

E lui: “Arcobaleno, mi piace questa squadra”….

 

 

15 risposte a “La squadra Arcobaleno

  1. Forse, come mi dice spesso mio marito, ho troppa fiducia nelle buone intenzioni delle persone…ma mi vien da pensare: e se l’allenatore in realtà cambiasse squadra a Luca proprio per risollevare le sorti degli altri gruppi? Mi sembra di capire che è un bambino dotato di grande correttezza (ne è la prova il fatto che, malgrado la sua delusione, si sia preoccupato di mettere in difficoltà i compagni non presentandosi) e magari l’allenatore lo ha capito e lo sta “usando” proprio come una sorta di collante! Tant’è che vincono! Magari vuole dare un esempio agli altri bambini, per fargli capire che non importa in quale squadra vengano collocati, ma l’impegno che ci si mette! I miei complimenti al piccolo grande Luca!

  2. Tema scottante quello del calcio giovanile, ma dello sport in particolare. Non ho mai capito veramente quale delle posizioni abbia realmente ragione, da una parte e dall’altra.
    Da un lato i genitori che vorrebbero che per i loro figli, a 8 anni, il calcio dovrebbe essere “un gioco”, dove i figli “si divertano, facciano gruppo, ecc.” poi però, ai campetti, partono cori da stadio, reprimende contro gli allenatori, insulti ecc.
    Dall’altro gli allenatori delle squadre, che cercano di “tenere alto” il blasone della squadra che allenano, selezionando i migliori giocatori, quelle con le qualità utili alla squadra, allenando anche tutti gli altri, quelli meno bravi, ma usando un criterio funzionale e non sociale. Questi ultimi sono quelli che si prendono gli insulti se:
    – il figlio non gioca
    – se un altro bambino meno bravo del figlio gioca
    – se la squadra perde perchè il figlio non gioca
    – se la squadra perde perchè il figlio gioca ma “non è nel suo ruolo
    Come sempre, la verità probabilmente sta nel mezzo. Il calcio dev’essere un gioco a 8 anni, per la maggior parte dei bambini, per questo il genitore che non vuole entrare nelle logiche della carriera calcistica farebbe bene a scegliere squadre dal blasone non elevato, lì di solito si nascondono i mister con una grande empatia, un grande senso della squadra, di far giocare tutti e non puntano al risultato.
    Di contro, se non è possibile, e si è in una squadra che fa molta selezione, l’unica via è quella tenuta da tuo marito Maria, non tutti nasciamo per diventare Ronaldo, ma tutti per divertirci con un pallone tra i piedi, quindi al campo si va sempre, anche se non si gioca in prima (come canta Ligabue). Ci si diverte, si fa amicizia e ci si può fregiare di far parte della squadra Arcobaleno.

    • Ivan concordo in pieno il tuo e’ un commento di raro equilibrio e lucidita’. che davvero non e’ da tutti.
      Ci sono societa’ nel calcio ma in tutti gli sport che hanno scopo di lucro e quindi iscrivono tutti i bambini compresi i meno dotati perche’ con i loro soldi mandano avanti la baracca ma poi fanno giocare solo i migliori perche’ lo scopo e’ vincere e far emergere possibili campioni per fare i soldi con il loro cartellino.
      E poi ci sono le societa’ di solito appartenenti a federazioni minori (nel calcio il CSI ad esempio) dove lo scopo e’ educare attraverso lo sport…e quello e’ un altro mondo…tutti giocano la meritocrazia esiste ovviamente ma non e’ esasperata e le famiglie che si incontrano sugli spalti sposano questa filosofia e quindi sono tranquille e sportive anche verso l’avversario.
      E’ questione di scelte…io ho deciso di mandare mio figlio in una squadra CSI anche se a detta di tutti e’ molto dotato, perche’ gioca, si diverte, fa squadra e a fine partita fa merenda con gli avversari dimenticando il risultato. Lo scorso anno hanno vinto molti trofei ma lo spirito e’ rimasto esattamente lo stesso merito di mister e societa’ che tengono la barra dritta.
      Basta sapere cosa si vuole per i propri figli…

  3. Che dire, io sono come tuo marito. Mia figlia, per un altro sport, molto molto spesso non veniva convocata e quando succedeva difficilmente entrava. Quando raramente accadeva (e solo nell’ultimo minuto di gioco) lei dava il suo massimo e x noi andava bene. Non è mai mancata ad una partita in casa stando sugli spalti xkè cmq sia era parte della squadra di quella società. Non era lei che doveva vergognarsi di essere semplicemente se stessa, nella sua poca abilità, ma gli adulti che in teoria sono anche educatori. Personalmente non sono andata mai ad elemosinare un posto in squadra. Mia figlia può andare in giro a testa alta, così come il tuo Luca, cosa che invece non possono fare questi soggetti. Il più grande insegnamento, x me, è dare il massimo. Il proprio massimo anche se non coincide con gli stupidi conti delle società sportive.

  4. non sono insindacabili?????????????????????????????? e chi sono Dio x decidere?????????????????? ma sai che risposta avrei dato io vero…………………..

  5. Maria che dire sicuramente non è il concetto di squadra che vorrei per i bimbi. Luca è un grande e devi essere orgogliosa. Queste “sconfitte” hanno un risvolto positivo…..Luca quando gioca….gioca con la squadra con il suo cuore. Ha già capito il concetto dello stare insieme e direi che è una grandissima cosa. Continuate voi genitori a tifare alla grande e se vi riesce affrontate nuovamente i cosiddetti tecnici tutti insieme.

  6. Maria, mi commuovo raramente. Eppure sei riuscita a farmi commuovere con questo post. Anche io ho un figlio che va a calcio. Ma ti assicuro che i bambini non vengono trattati in quel modo.
    Ti prego dicci qual è questa società. E’ giusto che si sappia.

    • Enrico… a tempo debito racconterò tutto! 🙂
      Ma è di Milano! Non so se c’è anche a Bologna, non ho idea. Non me ne intendo tanto di calcio, sorry!

  7. premesso che Luca è un grande, premesso che io avrei fatto come te quindi chapeau a tuo marito,… beh io sarei già andata a fare 4 chiacchere col mister! almeno x capire il xche di questi spostamenti che è evidente che non fanno bene a nessun bambino! attendiamo news””!!

    • Ginger70: lo ha fatto con audacia e determinazione una mamma che io stimo molto davanti a tutti durante una riunione. E il responsabile dei mister ha risposto che le decisioni tecniche le prendono loro e sono insindacabili. Per cui….

      • Maria io lo ritengo corretto….le decisioni le prendono i mister non i genitori se ai genitori non va bene possono mandare il figlio da un’altra parte. Una volta ho sentito un’intervista di Panatta al quale chiesero qual era l’allievo milgiore e lui rispose l’orfano!
        Purtroppo i genitori interferiscono sempre di piu’ in tutto nella scuola ma anche nello sport ed in ogni altro ambito…senza avere le competenze pretendono di dire la loro….che brutti tempi ….mi dispiace ma non sono d’accordo

        • @Silviafede, io non sono mai andata a lamentarmi con i mister. Non credo sappiano neppure chi sono.
          Loro fanno il loro lavoro, io il mio. E su questo perfettamente d’accordo con te.
          Ma credo sia giusto che i mister spieghino ai bambini i motivi dei vari spostamenti tra le varie squadre. Soprattutto dei downgrade.
          A scuola se la maestra dà un brutto voto spiega il perchè. Fa vedere quale è stato l’errore. Il bambino capisce e apprende.
          Mi aspettavo la stessa cosa da una scuola calcio.
          Spostano il bambino, ok, nessun problema, ma almeno glielo dicano.
          Invece qui non c’è comunicazione.
          Questa la trovo una cosa scorretta, una mancanza grave di attenzione, di rispetto e di educazione.

          • Maria mi riferivo alla tuia frase “il responsabile dei mister ha detto che le decisioni tecniche le prendono loro…” che trovo sacrosanta…i mister magari potevano spiegar le loro scelte questo si, ma cio’ non toglie che possa farlo direttamente Luca che li vede sempre all’allenamento a farsi spiegare il perche’ …di certo mai noi genitori almeno io la vedo cosi’ …quindi la mamma agguerrita che e’ andata a parlare coi mister io l’avrei rimandata indietro nello stesso modo

          • @Silviafede: non è andata proprio così. I responsabili della società, dopo che i bambini furono spostati da una squadra all’altra tornando a casa in lacrime e senza un perchè, fissarono una riunione con i genitori. Nel corso di questa riunione questa mamma chiese lumi e i responsabili ribadirono seccamente che le decisioni tecniche le prendono loro e solo loro. L’errore è sempre nella comunicazione.
            I bambini hanno diritto di sapere e loro invece, dall’alto del loro piedistallo, non forniscono alcuna informazione. Ed è questa la cosa che non condivido della maniera più assoluta.
            Non la condivido io e non la condividono gli altri genitori. E’ un brutto modo, a mio avviso, di gestire una scuola calcio!

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