Non è facile tornare bambini e giocare con i nostri figli. Ecco perché è fondamentale

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“Non è facile tornare bambini e ricominciare a giocare con i nostri figli”.
Quanta verità in questa frase?
Il gioco è uno dei momenti più importanti per la crescita dei bambini.
E giocare con mamma e papà è per loro una grande occasione per imparare.
Ma quanto tempo al giorno riuscite a dedicare al gioco con i vostri figli?
Purtroppo tra impegni, lavori e doveri gli scampoli di tempo si riducono spesso al lumicino.
Tutte occasioni perdute che non tornano più…
Di questo parliamo oggi con la psicologa Francesca Santarelli.

Un’attività che a noi sembra tanto banale e noiosa a volte, rappresenta invece che per i bambini un mondo tutto da scoprire e un qualcosa che condiziona moltissimo il loro sviluppo e la loro crescita.

La capacità di giocare è innata nell’essere umano ma i genitori devono insegnare ai figli come farlo nel modo corretto e fornire loro gli strumenti per poterlo poi fare da soli.
Jean Piaget, uno psicologo e pedagogista svizzero, ha studiato per tutta la vita l’interazione tra gioco e sviluppo cognitivo nei bambini.
Egli sosteneva che il gioco fosse “La più spontanea abitudine del pensiero infantile”.
Il gioco infatti produce nel bambino due diversi processi che lo portano ad accrescere esperienze e comprensione del mondo esterno.
Il primo processo è l’assimilazione: un elemento esterno viene inserito in uno schema mentale già esistente. Ad esempio quando il bambino scopre che, battendo un oggetto sul tavolo, questo fa rumore. Per un certo periodo batterà contro le superfici ogni oggetto che avrà tra le mani.
L’accomodamento invece è il secondo processo in cui l’esperienza vissuta con l’assimilazione modifica il processo mentale ed assegna ad ogni oggetto esterno una sua precisa funzione. Una palla inizialmente sarà un oggetto da battere sul tavolo ma in seguito diventerà un oggetto che rotola e rimbalza.
I bambini giocano in maniera diversa a seconda della loro età ed è importante non forzare le loro abitudini naturali.
Dalla nascita ai 24 mesi i giochi sono di esercizio dei sensi. Attraverso tatto, vista, udito e gusto il bambino inizia ad interagire con gli oggetti ed a provare piacere giocando.
Dai 2 ai 6 anni iniziano invece i giochi simbolici in cui il bambino sviluppa l’immaginazione e ricrea situazioni di vita più o meno reali. Come un attore si cala nella parte del genitore, del bambino di sesso opposto o dell’animale e ci mostra com’è il mondo dal suo punto di vista.
Dai 7 ai 12 anni, invece, gioco diventa sociale perché iniziano ad intervenire gli altri bambini. Entrano in gioco le regole che diventano un mezzo necessario per poter giocare insieme.

Non è facile tornare bambini e ricominciare a giocare con i nostri figli, con l’età tendiamo a perdere la componente ludica delle cose. Se ripensiamo alla nostra infanzia ci vediamo impegnati a fare per ore ed ore lo stesso gioco mentre adesso, dopo soli 10 minuti, vorremmo già alzarci e fare altro.
Giocare con i bambini è una grande opportunità per insegnare loro alcuni aspetti della vita in comune.
Quando scegliete di fare una attività cercate di essere sempre tutti presenti: mamma, papà e gli eventuali fratelli e sorelle.
Create intorno al gioco tutta una serie di attività complementari (piccoli spuntini, una musica adatta ai bambini etc.)  in modo tale da creare una vera e propria esperienza di gioco che resterà per sempre nella memoria dei più piccoli.
E’ importantissimo non lasciar vincere i bambini al gioco, devono imparare a perdere e gestire le sconfitte senza drammi. Un bambino che viene lasciato vincere sempre si troverà in grosse difficoltà a scuola e con gli amici perché non riuscirà ad interagire in maniera corretta con gli altri.
Il messaggio importante che deve passare è quello che: “Non è possibile giocare sempre”.
I bambini devono capire che ci sono momenti dedicati al gioco e momenti per fare altre attività, sopratutto devono accettare il fatto che un genitore non può essere sempre a disposizione per giocare. Ci sono le faccende domestiche ed i momenti di relax dell’adulto che devono essere rispettati. In questi momenti i bambini possono giocare da soli o tra di loro ma è importante che il genitore non ceda.
Alcuni momenti possono essere sempre destinati al gioco in una routine familiare come ad esempio i viaggi in auto, il bagnetto, la domenica pomeriggio etc.
Non bisogna scegliere giochi troppo difficili se i bambini sono molto piccoli né troppo semplici se è presente un fratello più grande. L’idea migliore è quella di alternare giochi di movimento all’aperto a giochi statici da fare a casa. Per le attività all’aperto la palla è sempre lo strumento migliore perché fruibile da grandi e piccini. In casa invece potete adattare un classico gioco da tavolo alle esigenze di tutta la famiglia. La tombola ed esempio può essere difficile per chi ancora non riconosce i numeri ma creando squadre composte da adulti e bambini il divertimento sarà assicurato per tutti, sopratutto se i premi saranno di loro gradimento (caramelle, lecca lecca o piccoli giochi).
Prima di giocare spiegate a tutti le regole, è fondamentale che siano poche e molto chiare.
Non sottovalutate la fantasia e l’inventiva dei bambini, lasciate che inventino un gioco e seguite le loro regole. Questo li aiuterà ad essere propositivi ed avere fiducia nelle proprie capacità creative ed organizzative.

 

 

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Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio:  www.studiosantarellidecarolis.com 

Francesca Santarelli è in libreria con il libro “Mamme No Panic”, scritto a quattro mani con Giuliana Arena

 

 

 

 

Una risposta a “Non è facile tornare bambini e giocare con i nostri figli. Ecco perché è fondamentale

  1. Buonasera
    @ Francesca Santarelli.
    Cara dott.sa, giocare con i nostri figli, non è fondamentale ma vitale. Chi l’ha detto che non è facile tornare bambini ? in ognuno di noi c’è un bambino, quello che occorre è saperlo esprimere. Ho avuto il mio secondo figlio all’età di quasi 50 anni e in automatico, sono tornato bambino. Forse una parte di me, non ha mai abbandonato la voglia di esserlo, ma dal giorno che abbiamo portato a casa il piccolo, mi sono ritrovato ad esserlo. Quello che conta è volerlo, non cercare a tutti i costi di diventarlo. Quando difronte ti trovi un esserino, che vuole giocare con te, non puoi estraniarti, ma devi immedesimarti nel gioco di tuo figlio. Nulla deve essere scontato e si combinano un sacco di guai insieme. Più guai si combinano, più bella è la festa e sicuramente il bimbo è allegro. Ne abbiamo combinate da vendere, al punto che un giorno la mia compagna mi ha dato del matto, al punto di volere a tutti i costi, farmi vedere da un medico. Cosa che ovviamente, non ho mai fatto. Dirò di più. Ho trascinato la stessa mia compagna, in quello che poco prima considerava troppo infantile per la mia età. Posso garantirle che le risate che si è fatto mio figlio, difficilmente le dimenticherà. Purtroppo oggi è difficile giocare con i figli, ma per un semplice motivo. Quello che manca è il tempo, non la voglia di tornare bambini. Molti genitori pensano che il regalo materiale, soddisfi i bisogni di un bambino. Purtroppo non è così. Il bambino ha bisogno d’affetto e di attenzione. Giocare con lui e riservarle un abbraccio di tanto in tanto, porta al bambino una cosa molto semplice, la serenità. Purtroppo cara Francesca, nel suo commento si è dimenticata di dire che molti genitori, sono legati a un filo conduttore. Il dio denaro. Quello che conta è lavorare sempre di più, per avere sempre il meglio, spesso inconsapevolmente dimenticandosi dei propri figli. Anche quando lavoravo, ho sempre rinunciato al superfluo, ma non ho mai rinunciato a giocare con i miei figli. Cosa c’è di più bello nella vita, di un bambino che ti corre incontro desideroso di giocare con te ? nulla. Ancora oggi, sulla soglia dei sessant’anni, quando mio figlio mi chiede di giocare con lui, torno bambino e insieme organizziamo di tutto. Questa è la vera soddisfazione per un padre. Purtroppo, sono consapevole che per vari motivi, la cosa durerà ancora pochi anni, ma per quel poco che mi rimane sono certo di una cosa. Darò il massimo. Cara Francesca, il bambino che c’è in noi adulti, non morirà mai. Spetta a ognuno di noi, tenerlo in vita. Tornare bambini per un momento, non è poi così male. Buona serata.
    Cordialmente.

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