Nasce la coppia in formato genitori

 

Ieri ho incontrato in ascensore un mio collega, neo papà da due mesi.
“Quando me lo dicevano non ci credevo, o comunque non immaginavo sarebbe stata così dura. Ormai non esisto più in quella casa. Lei ha solo occhi e attenzioni per la piccina”.

L’ho ascoltato. Mi ha fatto tanta tenerezza. Effettivamente sarà stato così pure per mio marito.
Lo ammetto, per me, quando sono arrivati i figli, soprattutto nei primissimi anni, tutto ruotava intorno a loro. I miei occhi non vedevano altro, le mie orecchie non sentivano altro. E forse anche adesso le cose non sono cambiate tanto 😉 Ma lui ha avuto pazienza, tanta pazienza.
Non è stato facile.
Quando arriva un bebè in una casa tutto cambia e tutti gli equilibri devono essere rivisti, altrimenti la coppia scoppia e la famiglia si sgretola.

Oggi parliamo di questo delicato argomento con la psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli che ci dà utili consigli su come affrontare in due l’arrivo di un pargolo.
Nella sua prima frase, secondo me, c’è tanta verità: “Quando in famiglia arriva un bebè, l’amore non basta!”

Ecco i consigli della psicologa:

“Quando in famiglia arriva un bebè, l’amore non basta! Ed è il momento di allearsi: dalla collaborazione sulle cose da fare, all’offerta di amicizia e di supporto emotivo dentro e fuori casa, al gioco di squadra     sull’educazione dei figli.

La nascita di un figlio infatti, soprattutto del primo, muta profondamente gli equilibri della coppia e richiede un impegno reciproco nuovo, che va al di là dell’accordo, della sintonia e della condivisione dei sentimenti: con l’arrivo di un bebè occorre una salda e fattiva alleanza tra i due partner.

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Francesca Santarelli

Essere uniti come coppia ovviamente è un requisito fondamentale, ma, ahimè, non basta.

Il passaggio da due a tre e i nuovi compiti a cui vengono chiamati i neo genitori rendono necessaria una definizione totale dei loro ruoli.

Lui e lei devono confrontarsi con lucidità, considerando le aspettative e le esigenze dell’uno e dell’altro, e possibilmente devono farlo prima che il bambino nasca, per non essere colti alla sprovvista e trovarsi poi in difficoltà.

Ecco piccoli spunti su come si può intervenire affinché questa nuova avventura risulti meno faticosa possibile. Teniamo presente pochi e semplici passi, ma che possono fare la differenza.

  • Condividere le emozioni quando nasce il bambino : nei primi mesi di vita del bambino la neo-mamma è completamente assorbita dal suo compito di accudimento. La casa e il figlio sono il fulcro della sua esistenza quotidiana e questo, inevitabilmente, provoca un profondo senso di isolamento e solitudine che possono anche dare origine a varie forme di disturbi dell’umore.

Il sostegno emotivo del compagno può contribuire in modo determinante ad allontanare questo rischio e in generale, a favorire il benessere di tutta la famiglia.  Spetta a lui far sentire la propria vicinanza, condividere in concreto la cura del bambino e le emozioni del rapporto con il piccolo, cosi che possa alleggerire la donna dai suoi compiti per consentirgli di ritrovare un po’ di tempo per sé.  Sono tutti i gesti che un partner può mettere in pratica per sostenere la sua compagna nel suo nuovo e faticoso ruolo ed aiutarla ad essere una madre più serena.

Allo stesso tempo, non va trascurato il supporto che la stessa mamma può dare al compagno in questa fase tanto importante della loro vita familiare e personale.

Anche per il papà infatti, la nascita di un bambino è una prova importante: di fronte al rapporto di simbiosi che si crea fisiologicamente tra bimbo e mamma, il padre può sentirsi escluso, trascurato, soprattutto se di carattere un po’ insicuro e bisognoso di certezze. Spetta a lei dunque, il compito di rassicurarlo e aiutarlo a trovare le risorse emotive per liberarsi da questa sensazione e coinvolgerlo nella cura del piccolo, perché solo a queste condizioni il papà può esercitare il suo importante ruolo di elemento separatore nella diade madre-bambino e favorire la progressiva acquisizione di autonomia da parte del bimbo.

 

  • Dividersi compiti per trovare i propri spazi: una suddivisione tradizionale dei ruoli genitoriali può andare bene se scelta volontariamente e liberamente dalla donna, che si sente completamente realizzata in casa, nel ruolo di compagna e di madre e investe tutte le sue risorse nell’accudimento dei suoi cari. Se al contrario la scelta è imposta da altri o dalla situazione, allora la neomamma vivrà con disagio l’appiattimento del suo ruolo. Ecco perché è importante che il partner l’aiuti  a salvaguardare i suoi spazi e interessi, senza mai pensare che il lavoro della sua ora compagna sia meno importante del proprio ne tanto mento spingerla direttamente o implicitamente a lasciarlo. Anzi, dovrebbe condividere gli impegni domestici con lei affinché possa aiutarla a trovare tempo ed energie anche per dedicarsi ad attività extra familiari. L’uomo non deve mai dimenticare che persino la donna che trae piena soddisfazione e realizzazione dalla cura della casa della famiglia ha bisogno di riposo e di spazio per coltivare i vari propri interessi personali. Questo, per la serenità di se stessa e dell’intera famiglia (posso garantirvelo!).

Anche la partner, d’altro canto, non può escludere di avere un ripensamento dopo la nascita del piccolo. Può capitare che si ripongono grandi aspettative in un ideale e che poi la realtà si riveli differente da come ce l’eravamo immaginata: alla prova dei fatti, stare a casa a fare la mamma a tempo pieno può risultare più faticoso ed emotivamente impegnativo del previsto. In tal caso è importante che la mamma ne parli con chiarezza e onestà. Lei e lui devono valutare insieme la situazione e trovare una soluzione che venga incontro alle esigenze di entrambi.

 

  • Affrontare i dissidi per crescere come coppia: in tutte le coppie, con o senza bambini, è inevitabile che prima o poi insorga un dissidio. Come affrontarlo quando c’è un bimbo in casa?

Prima o poi le cose vanno affrontate, non ha molto senso rinviare in attesa di un momento migliore: la cura e l’educazione di un bambino è sempre un compito impegnativo, agli inizi e piu avanti nel tempo, che richiede ogni giorno alleanza tra i genitori . Ignorare eventuali dissidi non rende certo più salda questa alleanza. Bisogna parlare con calma, avendo cura di non farlo di fronte al bambino, e confrontarsi con l’obiettivo di risolvere il problema in modo soddisfacente per tutti.      Può anche accadere che sia meglio non discutere subito di una questione, ma darsi un po’ di tempo per riflettere e recuperare serenità. Un problema che sul momento sembra grave, a distanza di tempo può infatti ridimensionarsi e assumere forme e significati differenti per entrambi.

Una risorsa sempre preziosa per mantenere l’equilibrio e l’alleanza di coppia e’ la flessibilità.

Fare genitori vuol dire confrontarsi quotidianamente con situazioni impreviste, situazioni che a volte non possono essere risolte con vecchi schemi e ne richiedono di nuovi. Bisogna sapersi mettere in gioco senza rigidità e senza paura di cambiare, con serenità, ma sempre …insieme!

 

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio:  www.studiosantarellidecarolis.com 

16 risposte a “Nasce la coppia in formato genitori

  1. @Martina.
    Che dire? Il tuo commento è privo di tatto, e ci vedo anche un po’ di cattiveria. ti sei accorta dell’errore? scrivi una email privata a Maria, in alto a destra, non l’avremmo saputo, se conosco un po’ Maria avrebbe corretto e ti avrebbe ringraziato per l’aiuto. Solidarietà! Sembra che tra femmine non si sappia che cos’è. E’ più divertente puntare il dito su chi sbaglia.
    Spero tanto tu sia una ragazzina, così avrai modo di far tesoro di questa esperienza.

  2. @SilviaFede: dal tuo commento leggo ancora molto dispiacere nel ricordare quel periodo nonostante sia passato del tempo. Purtroppo è così è una cosa che coinvolge tutti. Tu sei stata fortunata ad avere persone che ti hanno amata, ti sono state vicino e ti hanno “aspettato”. Solo per questo devi essere molto orgogliosa, magari fosse così x tutte le donne a cui capita, spesso invece il problema è sottovalutato.
    Per il resto che dire bel messaggio per le altre neo mamme…goditi la tua splendida famiglia <3

  3. Buonasera.
    @ Martina.
    Sicuramente l’errore è imperdonabile. Spesso succede anche a me. Siamo esseri umani, non macchine e se ogni tanto sbagliamo, ci può stare. Giornalista o psicologa che sia. Se fossero solo questi i guai della vita, saremmo tutti a cavallo.
    Cordialmente.

  4. Stavo per leggere l’articolo ma poi…. leggo….. ‘L’ho ammetto’ alla quinta riga e mi sono fermata.

    Ma come si fa a prendere per attendibili dei consigli forniti da chi non sa scrivere LO AMMETTO??

    PS Questo articolo è stato scritto da un ‘giornalista’ o dalla ‘psicologa’ ??

    Poveri noi 🙁 🙁

    • @martina, scusami, hai perfettamente ragione. Avevo scritto un’altra frase. Poi l’ho modificata ed è rimasto quel “L’ho” che si riferiva alla frase precedente.
      Non ho riletto l’articolo, mea culpa, ed è scappato il refuso.
      Grazie per avermelo fatto notare.
      Maria

  5. Io purtroppo ho sofferto di depressione post partum per un paio di mesi….se mio marito non mi avesse amato sul serio, profondamente adesso non sarei qui a parlare della mia famiglia. Quei due mesi sono stati devastanti per tutti, per me ovviamente che non riuscivo a bloccare l’ansia, il pianto , la tachicardia e non riuscivo a non sentirmi in colpa per questo, ma anche per tutte le persone accanto genitori, suoceri , amici e prima di tutto marito! La sua pazienza, la sua positivita’, la sua disponibilita’ sono state infinite ed io ne sono uscita piano piano sentendomi sempre sostenuta ed amata…
    E’ vero e’ stata un’esperienza bruttissima che non auguro a nessuno, ma mi ha fatto capire quanto la nostra coppia fosse forte, ha superato questo tsunami e ne e’ uscita piu’ forte di prima…ora siamo sereni e ci godiamo nostro figlio….
    Quindi non credo mio marito si sia sentito messo da parte o escluso, le sue sensazioni erano ben piu’ forti e il suo dolore anche visto che nonostante tutto non c’era giorno che io non piangessi e non vivessi con l’ansia…ma tutto si supera se c’e’ l’amore questo si e vorrei rivlgermi a tutte le neomamme che vivono la stessa situazione: c’e’ una luce in fondo al tunnel . voi ora non la vedete, ma c’e’ e ben presto tornerete alla vita e alla serenita’…

  6. tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare! il mio ancora adesso dice che è uomo invisibile e il bambino ha 5 anni!!! hhahahhahahhaah inutile dire che un bambino è uno tsunami per la coppia che tutto l’amore che puoi avere x il tuo lui per forza di cosa viene messo da parte per accudire il cucciolo che ha bisogno della mamma per forza, poi alcuni papà collaborano fin dall inizio altri come il mio invece si è messo lui in disparte per paura e quindi x forza di cose le dovevo fare io sennò sto figlio chi lo guardava??? chi lo accudiva??? adesso per fiìortuna mia e sua e del bambimo la situazione è migliorata ma che fatica!!!!

  7. Buonasera
    @ dott.sa Santarelli.
    Partiamo da un presupposto. Le nascite nel nostro paese, sono ormai ridotte a zero e molto spesso, nascono bambini da genitori in avanzata età. Le coppie giovani, preferiscono qualche anno di divertimenti e di spensieratezza. Qualche anno senza eccessive responsabilità. E su questo, personalmente non posso che dar loro ragione. I motivi sono tanti e mi sembra inopportuno elencarli. Basta vedere come siamo considerati dalle nostre istituzioni, per capire le scelte di molte coppie. L’arrivo di un bimbo, una volta considerato una gioia immensa, oggi in molti casi è considerato un vero problema. Non parlo del fattore economico anche se, il momento che stà passando il paese, non è certamente tra i migliori. Una coppia giovane, per sbarcare il lunario, deve obbligatoriamente lavorare a meno che, non abbia possibilità economiche non indifferenti. Passati i mesi di maternità, una donna torna al suo lavoro e il bimbo, viene “parcheggiato” in strutture, molto spesso sotto l’occhio della magistratura. Purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, la professione di mamma è totalmente scomparsa. Tutto questo, basato su gli errori di una società, drogata dal potere. Il mondo del lavoro è cambiato, oggi parlano i numeri. Due genitori che arrivano a casa stanchi, dopo una giornata magari andata storta, molto spesso non trovano il tempo materiale per dedicare al figlio. Sicuramente il gioco di squadra è fondamentale, sopratutto nei primi anni del bimbo. Dopo una certa età, i problemi diventano di tutt’altro genere. Parlo per esperienza. Sono diventato padre a trent’anni e a quasi cinquanta. Grazie al mio lavoro, ho potuto tenere la mia compagna a casa e mia figlia è cresciuta sempre accanto a lei. Credo che non ci sia lavoro più impegnativo, di quello di una mamma. La responsabilità di tale professione è esemplare. Fino all’età di venticinque anni, mia figlia mi conosceva a malapena. Alla fine, i conti devono sempre tornare. O la bella vita, o la famiglia. Ora che ho chiuso l’attività, i ruoli si sono invertiti. Mia moglie lavora e il sottoscritto a casa. Dedico l’intera giornata a mio figlio. In tutta sincerità, se non avessi avuto accanto una donna meravigliosa, non so come sarebbe potuta finire. Di una cosa sono sicuro. Se in una coppia, non esiste il vero amore, non basteranno mai le attenzioni per i figli. I genitori, sono lo specchio del loro futuro. Un caro saluto.
    Cordialmente.

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