La dislessia: come riconoscere se il proprio figlio ha un disturbo dell’apprendimento

dislessiaOggi scippo. Sì, scippo un articolo, anzi due, dal blog della mia amica Marta Ferrari: FamilyLife.
Lei ha affrontato, insieme alla dottoressa Taddei, un tema a me molto caro e che, mi sono accorta, interessa tantissimi genitori con i figli in età scolare.
Come si fa a capire se il proprio bambino ha un disturbo dell’apprendimento (DSA)?
Come si può capire se si tratta di un piccolo studente con problemi di dislessia, discalculia, disortografia, disgrafia?
Ovviamente solo gli esperti lo possono stabilire con certezza, ma ci sono dei campanelli d’allarme che noi genitori possiamo riconoscere. Ecco quali: FATTORI DI RISCHIO E CAMPANELLI D’ALLARME


Qualche settimana fa ero ad una festa di compleanno di un amichetto di Marco. Mi stavo sfogando con alcune delle mamme presenti lamentandomi, disperatamente, per la lentezza di Marco.
Marco è lento.
E’ lento quando mangia, è lento quando deve fare i compiti. Lento fino allo sfinimento e si distrae molto volentieri. Ogni occasione è buona per distogliere lo sguardo dal quaderno… E così impiega pomeriggi interi per fare due paginette di compiti.

Una di queste mamme mi ha chiesto: “Sicura che non abbia un problema di DSA? Mio figlio mi ha fatto disperare ed esasperare fino a quando non abbiamo capito che è dislessico e disgrafico. Ora ci stiamo facendo aiutare. E’ seguito da un team di esperti…”

Un’altra mamma è intervenuta: “Anche mio nipote è dislessico, ha anche la certificazione”

L’altra mamma: “Anche il figlio della mia amica… stessa cosa”

A quel punto mi sono chiesta: “Siamo di fronte ad una epidemia?”

Da allora ho prestato più attenzione, ho letto un bel po’ di cose su questo tema e mi sono resa conto che interessa molti, ma molti, più bambini di quelli che immaginassi.

Non vi escludo che ho anche delle perplessità. La prima, la più grande, è che i test vengono fatti da persone specializzate che appartengono a strutture private. Le stesse strutture che poi fanno le lezioni ai bambini con difficoltà.
Lezioni, mi hanno detto, che non costano neanche poco!
Allora mi chiedo: “Questi centri specializzati non hanno tutto l’interesse ad avere un numero maggiore di piccoli pazienti?”

Siamo sicuri che non siamo di fronte a un ricco business?

Vero è che, per evitare circoli viziosi, da qualche anno la certificazione ufficiale, valida per la scuola, la può dare solo l’Asl, ma i tempi di attesa sono piuttosto lunghi e chi ha dei dubbi spesso si rivolge prima alle strutture private per fare dei test ( a pagamento) ai proprio figli e poi, in base all’esito, chiede il supporto dell’Asl.

Non lo so. Credo che la risposta stia nella fiducia. Fiducia nelle persone a cui ci si rivolge.

L’altra risposta me l’ha data proprio Marta Ferrari, quando le ho parlato delle mie perplessità.
Lei mi ha risposto: “Maria, i test a cui vengono sottoposti i bambini, sono test inconfutabili. Vengono anche ripetuti più volte per essere certi del risultato”.

Io dico: “Speriamo che sia così. Speriamo che non si speculi sulla salute dei nostri bambini!”

Detto questo, all’inizio del post vi ho detto che avrei scippato due pezzi da FamilyLife. Il secondo è questo: “Come migliorare le capacità di lettura nei bambini con dislessia“.

Ve lo consiglio!

11 risposte a “La dislessia: come riconoscere se il proprio figlio ha un disturbo dell’apprendimento

  1. @CriCri: Grazie mille!! Confesso che all’inizio “ci sono rimasta male”, per paura del percorso che avremmo dovuto affrontare, noi genitori ma soprattutto lui, paura delle difficoltà, delle possibili persone incompetenti e ottuse che avrebbe potuto trovare (ha ancora tutto il tempo per farlo!

  2. è vero ke a volte le insegnanti non si accorgono che c’è un problema, ma è anche vero ke a volte l’insegnate se ne accorge ma il genitore nn vuole sentire….. quando invece c’è collaborazione scuola famiglia la situazione migliora…. 🙂
    @francesca: fai bene ad essere ottimista …. ci vuole pazienza ma vedrai ke otterrete ottimi risultati!!!

  3. @Francesca: che bello il tuo commento sprigiona ottimismo e questa è una cosa molto positiva sia x te che per tuo figlio. Brava non è da tutti non piangersi addosso.

  4. Mio figlio di 8 anni é dislessico, lo abbiamo scoperto un anno fa grazie alla sua maestra di italiano dopo aver sottoposto a scuola a tutti i bambini dei test di screening.
    In sei mesi abbiamo avuto la diagnosi (dopo colloqui con neuropsichiatra, psicologo e logopedista)
    Adesso sta seguendo un percorso con una logopedista (privatamente perché le liste d’attesa nel pubblico sono di quasi 2 a ani) e devo dire che nel giro di poco tempo nella scrittura non ha quasi più problemi (fa gli errori che fanno tutti i bambini di 8 anni) mentre prima sbagliava tutte le doppie e i suoni particolari (gn, gl, sci, sche…) mentre ha ancora dei problemi di lettura (ma sono molto fiduciosa).
    É tutto un po’ più complicato e inizialmente difficile, a volte la pazienza scarseggia ma poi i risultati arrivano (e con gran soddisfazione)

  5. Purtroppo ci sono ancora insegnanti che bollano i bambini dislessici come “pigri, lenti e tardi”. Ma come ho già scritto, anche uno studente non dislessico può avere delle difficoltà: un insegnante che ha davanti venti alunni ha davanti anche venti stili cognitivi, e in genere calibra il proprio metodo di insegnamento su uno stile cognitivo solo, magari il proprio, e mette etichette agli scolari che non hanno quello stile. Io sono una visiva, mi ricordo quello che leggo molto di più di quello che sento, e nello studio a casa mi era più di aiuto scrivere e sottolineare piuttosto che ripetere ad alta voce; quindi avevo delle difficoltà con le materie essenzialmente orali, mentre me la cavavo bene con quelle essenzialmente scritte. Un libro molto interessante da leggere sui disturbi dell’apprendimento è “I bambini non sono pigri” di Mel Levine, in cui l’autore spiega alcuni casi esemplari di scolari che avevano difficoltà varie di apprendimento e che lui ha aiutato a superarle, sviluppando strategie alternative.

  6. Mia mamma dice per esempio che quando io ero alle elementari, lei passava le ore cercare di farmi capire perché se da 5 mattoncini ne toglieva 2, ne restavano 3. Niente, non ci arrivavo.

    Ancora adesso faccio una fatica pazzesca a fare i calcoli a mente, a meno che non siano combinazioni semplici di numeri (in caso di combinazioni un po’ complesse, se posso scrivere e fare il conto a mano, allora a posto). Però per esempio se mi chiedete quanto fa 27+5, devo aggiungere i “5” contando con le dita.

    Non penso di essere discalculica ma certo ho faticato e fatico ancora un po’ con la matematica.
    Per esempio quando vado a fare la spesa e ho solo un tot di soldi, io arrotondo tutto per eccesso (2,50 Euro per me sono già 3), perché sennò ci sto fino a domani.

  7. Inconfutabili? E’ la prima certezza che abbiamo in Italia! Il rischio più grande di un bambino è di essere etichettato. Stefano

  8. Secondo me è bello che una maestra di fronte alle difficoltà di un suo alunno pensi alla dislessia e inviti la famiglia a far esaminare il bambino per vedere se è davvero questo il problema. Nella mia classe delle elementari c’era una bambina che sbagliava a scrivere tutte le parole, p.es. “catto” invece di “gatto” o “pampola” invece di “bambola”, insomma confondeva sempre le lettere simili, che è un tipico sintomo della dislessia. E la nostra maestra, che pure era 30 anni avanti rispetto alle colleghe, non riconosceva le sue difficoltà e a un certo punto ha potuto solo bocciarla. Questo perché erano gli anni 70, un’epoca in cui di dislessia non si parlava ancora. Se questa mia compagna fosse nata una ventina d’anni più tardi e avesse quindi fatto le elementari nei 90, senza dubbio il suo disturbo sarebbe stato diagnosticato e curato. Comunque anche studenti non dislessici possono avere problemi di apprendimento: io non sono dislessica ma mi ha sempre fatto difetto la memoria a breve termine, non sono mai riuscita a imparare le cose in tempi brevi e ho avuto difficoltà a scuola per questo. Per finire, penso anch’io che non sia necessario andare dallo psichiatra, ma che un percorso psicologico e neurologico possa essere sufficiente ad individuare le difficoltà di uno scolaro, l’importante è che la diagnosi sia fatta in modo serio e professionale senza fermarsi alle apparenze.

  9. @Ale: pazzesco. Ecco la superficialità che non sopporto.
    @Maria in parte sono d’accordo con te xò penso anche che se si ha un problema prima si scopre e si affronta e meglio è per tutti…bambino in primis che spesso non riesce a capire come mai ha difficoltà

    • @CriCri, anche io penso che se si ha un problema prima si scopre e si affronta e meglio è! Assolutamente. Confido della serietà e nella professionalità di chi opera nel settore.
      Marta, per esempio, mi ha parlato benissimo della dottoressa Taddei. E devo dire che le cose scrive mi ispirano molto…

  10. Questo post mi tocca parecchio: a mio nipote è stata recentemente diagnosticata la dislessia.
    Probabilmente il problema c’era già da parecchio (anni) ma le maestre hanno notato che qualcosa non andava ed hanno pensato bene di reagire mortificando il bambino e mia sorella, consigliandole persino di farlo vedere da uno psichiatra. Dietro consiglio della pediatra (e con parere contrario delle maestre), mia sorella ha fatto attivare la pratica all’ASL, colloqui con specialisti, test su test ed alla fine è arrivata la diagnosi. Da quest’anno sta seguendo un percorso “speciale” anche a scuola ….

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