Perché alcuni bambini fanno fatica a parlare o lo fanno davvero poco?

Santarelli2014Oggi parliamo con la dottoressa Francesca Santarelli parliamo di un argomento, secondo me, molto bello: il linguaggio dei bambini.
Perchè alcuni iniziano a parlare molto presto ed altri, invece, faticano a pronunciare anche il loro stesso nome?
Quando ci dobbiamo preoccupare?

Ecco cosa ci risponde la nostra Psicologa Amica:

“Ci capita spesso di incontrarci con altre mamme che hanno bimbi della stessa età del nostro e di fare quegli anticipatici confronti tra “Mio figlio fa già questo e lui ancora no…” oppure: “Perché suo figlio già parla così tanto e il mio dice a malapena due parole?” ecc…ecc..

Se ci confrontiamo con lo sviluppo del linguaggio, molto mamme si gettano nello sconforto e nella preoccupazione se il proprio bimbo ancora a due anni e mezzo/tre non parla in modo chiaro e con la formulazione delle primissime frasi.

E spesso, lo spettro dell’autismo e problematiche simili, fanno da terremoto emotivo per i genitori più ansiosi.

Cominciamo subito a dire che nei bambini, lo sviluppo del linguaggio segue un percorso articolato e del tutto individuale, caratterizzato da fasi che non devono essere interpretate in modo rigido e che non sono necessariamente uguali per tutti.

Il linguaggio dei nostri bimbi si articola passando dalla ripetizione di semplici monosillabi a frasi complesse di senso compiuto. Possiamo suddividere l’acquisizione del linguaggio in tre grandi tappe principali: la fase prelinguistica che va dai 6 ai 12 mesi (le classiche lallazioni “babababa”, “lalalalala”), la fase linguistica, che inizia intorno ai 12 mesi circa e infine, la fase lessicale tra i 17 e i 24 mesi.

In quest’ultima tappa, il vocabolario dei bambini comincia ad ampliarsi e può raggiungere anche le 300 parole.

Ogni bimbo però ha le sue tappe personali riguardo all’acquisizione e lo sviluppo di determinate abilità e per tale motivo, prima di preoccuparsi, è opportuno valutare con attenzione una serie di fattori.

Nel caso del linguaggio ad esempio, è molto importante dare uno sguardo alle sue capacità comunicative, che si manifestano non solo attraverso il linguaggio verbale, ma anche tramite le sue potenzialità ricettive e l’interesse che nutre verso l’ambiente che lo circonda. Sorrisi, smorfie e gesti sono modalità comunicative spesso più eloquenti della parola!

In ogni caso, soprattutto perché stiamo considerando l’età evolutiva, bisogna sempre ricordarsi delle differenze individuali. Esistono cioè bambini più precoci, come bambini che pur iniziando a parlare più tardi ugualmente a tre anni hanno uno sviluppo linguistico nella media. Molto infatti dipende anche dall’ambiente e dalle stimolazioni che si ricevono all’interno dello specifico contesto evolutivo.

Ma allora perché certi bambini fanno fatica a parlare o lo fanno davvero poco?

Innanzitutto è importante escludere che ci siano fattori cognitivi, percettivi, neurologici, alla base del ritardo linguistico e questo lo si può fare confrontandoci dapprima con il proprio pediatra e successivamente valutare se sia il caso di fare una visita da un logopedista, da un neuropsichiatra infantile e/o da uno psicologo dell’infanzia.

Una volta escluse componenti organiche o genetiche, possiamo prendere in considerazione altri fattori che potrebbero spiegare questo ritardo del linguaggio.

In primis, prendo sempre inconsiderazione la pigrizia dei bambini : sembra banale dirlo, ma posso garantirvi che, se i bambini capiscono che le loro richieste vengono esaudite anche senza bisogno di aprire bocca, il parlare smetterà di essere per loro una necessità primaria. Per cui è importante evitare di anticipare sempre e comunque i loro desideri, soddisfacendoli ancora prima che vengano espressi.

Poi bisogna considerare l’ambiente familiare in cui crescono. Ci sono infatti delle famiglie, che io definisco  “silenziose”: se gli adulti di riferimento si esprimiamo a monosillabi, limitandosi a rispondere alle domande dei bambini con un sì o un no, non c’è da stupirsi se il loro vocabolario sarà decisamente scarno. Al contrario, bambini che vivono in famiglie con genitori, fratelli o sorelle che parlano molto risultano più precoci e abili nell’eloquio.

Molte volte le difficoltà dei bambini non sono legate tanto a un effettivo deficit quanto alla relazione che costruiamo con loro: prestiamo poca attenzione alle loro capacità comunicative, ci focalizziamo solo sulla loro performance linguista, continuando a correggere gli errori che compiono durante le loro sperimentazioni, insistendo su un loro miglioramento. Con questo atteggiamento non solo riduciamo la libertà di provare insita nei bambini, ma rischiamo di bloccare la loro spontaneità.

Poi c’è una componente caratteriale, per cui ci sono bimbi che hanno caratteri timidi e più chiusi : a volte i bambini in questione sono semplicemente timidi e, tacendo, esprimono un loro modo di essere, di differenziarsi dagli altri. In questo caso il nostro compito è quello di non forzarli, lasciando loro la libertà di esprimersi quanto e come meglio credono.

Nei casi psicologici più gravi infine, ci possono essere situazioni di stress o traumi emotivi particolarmente forti che influiscono con la libera espressione del cucciolo.

In tutti i casi sopradescritti, nella maggior parte dei casi basterà aspettare, evitare pressioni o inutili insistenze: all’improvviso i bambini ci sorprenderanno e ci renderemo conto, inaspettatamente, che possiedono un vocabolario ricco e ampio”.

Che dire?

Io ho avuto due figli, due esperienze completamente diverse.
Marco a tre anni ancora non sapeva pronunciare bene il suo nome e tutte le parole che contenevano la consonante “c”.
A chi gli chiedeva: “Come ti chiami?”
Lui da piccolo rispondeva: “Matto”… poi verso i tre anni era diventato “Marto”. Solo verso la fine dei quattro anni è diventato finalmente “Marco.  Suo fratello l’ha chiamato “Luta” per tanto tempo. Poi alla fine è diventato “Luca”.
Non vi nego che mi sono preoccupata. Tutti gli altri bambini della sua classe pronunciavano bene tutte le parole… e lui invece faticava con questa “C”.
Primo figlio, poche esperienze, tanti consigli e pareri delle altre persone… Ma di chi fidarsi?
Della logopedista della scuola materna. E così ho chiesto a lei un parere.
Ho aspettato quasi la fine dei quattro anni prima di sentire dalla bocca di mio figlio pronunciare un “Marco” chiaro e ben scandito. Ora parla benisissimo!

Luca? Ha iniziato a parlare bene così presto che non ricordo neppure quando non chiacchierava. Ed ha un timbro di voce talmente forte… che a volte vorrei che la tenesse anche un po’ chiusa quella bocca!

 

 

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com 

 

46 risposte a “Perché alcuni bambini fanno fatica a parlare o lo fanno davvero poco?

  1. Io sono lievemente dislessica…passati i quaranta continuo ad invertire sillabe e non sempre la mano scrive la parola pensata.
    Quando mio figlio a due anni parlava a malapena ho iniziato a preoccuparmi, ne ho parlato con la pediatra che mi ha indirizzato verso logopedista e neuropsichiatra infantile, poi (prima degli appuntamenti con gli specialisti) dopo un mese di nido estivo in compagnia di una bambina che parlava benissimo ha rotto gli argini….ti stona, se gli viene in mente qualcosa mi sveglia pure di notte!….Solo con la pediatra continua a stare zitto e lei che mi chiede perché non l’ho ancora portato dalla logopedista…….

  2. Salve, mio figlio ha ben 3 anni e ancora non spiega come i suoi compagni di asilo. Preferisce spiegarsi con suoni onomatopeici piuttosto che con le parole giuste. É molto intelligente, capisce tutto ed é bravissimo con i puzzle. Disegna abbastanza bene e si ricorda sempre tutto. Ma secondo voi devo preoccuparmi o mi basta attendere il suo sblocco naturale? Sembra quasi fregarsene quando cerco di correggerlo. Ad esempio lui dice ‘bubú o tutun’ e quando lo correggo con Cane e Treno lui risponde alla sua maniera. Mah, spero tanto migliori questo suo modo.

  3. Il linguaggio ha uno sviluppo articolato e composto da molti fattori,che vanno osservati e valutati dagli “addetti ai lavori”,cioè i vari medici specialisti (neuropsichiatri e foniatri) e dai terapisti ogni qual volta sussista un dubbio sulle abilità del linguaggio di un bambino. definire pigro perché non parla o non lo fa in modo appropriato rispetto alle tappe fisiologiche non lo trovo utile. È stato appena pubblicato un articolo molto interessante in merito dalla dott.ssa Magnani,foniatra di fama nazionale. Leggetelo! Chiarisce molto bene le competenze linguistiche dell’età evolutiva e da che angolazione osservarle.

  4. Mio nipote ha iniziato a dire la “R” in prima elementare …. quindi con lei non mi preoccupo più di tanto: quando sarà il momento parlerà bene anche lei! Per ora c’è suo fratello che è a dir poco logorroico!!! 🙂

  5. Credo che Giorgia sia pigra pigra pigra…Il suo nome? “Gioggia” o “Giogio”,dice mamma e papà,”cia” valido per zia e zio,nonno e nonna,quaqua per acqua,e ora sta cominciando a dire Giogio bere,Giogio lala (sarebbe lavare) e altre frasi quotidiane,ma servirebbe un interprete a volte! Il nido l’ha un pochino sbloccata,ma a volte si vede proprio che è pigra,e quando chiede qualcosa,se non la assecondiamo subito o si incavola,oppure si alza e fa da sola…Cerco di non forzarla troppo,anche perchè ho notato che se lo faccio è peggio…La pediatra ed anche le dottoresse che l’hanno seguita da quando è nata,mi han detto di non preoccuparmi,che non tutti i bimbi sono uguali e che lei,essendo pure prematura,magari ci metterà un pochino più di tempo a parlare bene…La mia “paura”è che,una volta che comincia a parlare bene…non la smetta più!!!In questo caso,sarebbe uguale a mia sorella…pure lei fino ai 3 anni non parlava tanto,dopo ha recuperato tutto!!!

  6. @Ale: anche Fede ha iniziato a parlare non troppo presto e soprattutto fino a 4 anni passati non pronunciava diverse lettere tipo L,R ecc Il mio pediatra mi ha spiegato che prima dei 3 anni non c’e’ da preoccuparsi a meno che il bambino non per niente, in quel caso consiglia controlli e logopedia perche’ potrebbe esserci un blocco all’origine. Ma se e’ solo un problema di suoni pronunicati male allora si puo’ aspettare e cercare di far esercitare i bimbi alla giusta pronuncia. Io facevo questi esercizi suggeriti da una logopedista: di fornte a lui in modo che vedesse bene come mettevo le labbra pronunicavo al lettere che non riusciva a dire e parole che la contenevano e poi facevo ripetere. Era a mo’ di gioco e quando Fede si stancava smettevamo perche’ mi aveva detto di non forzare per evitare l’effetto “non voglio farlo”….cosi’ piano piano una lettera per volta le ha pronunicate tutte…

  7. @Ale: io come te. Vanessa ha iniziato a parlare talmente presto che non ricordo nemmeno quando. Una macchinetta. Diceva delle frasi che rimanevi di stucco. Certo all’inizio non sapeva dire la “S” e la “R” infatti se le chiedevi come ti chiami? Ti rispondeva: Vanetta. E tua sorella? TAAAA (sara).
    Sara invece a malapena diceva mamma e papà e la sorella la chiamava “NICA”. Stop. Io non mi sono fatta problemi xò notavo che siccome la sorella parlava a raffica a lei non toccava mai. Quindi sicuramente un po’ di pigrizia ma anche il fatto che la sorella l’anticipava sempre e poi interpretava i suoi atteggiamenti. Io x spronarla facevo finta di non capire (anche se si faceva capire benissimo) ma vanessa interveniva e diceva: mamma ma vuole l’acqua!!, mamma vuole ciccio bello… e Sara sorrideva soddisfatta. Uno stress 🙁
    Poi per fortuna pian piano ha alzato la cresta e si è fatta valere e anche il linguaggio pian piano ha preso corpo.

  8. Il mio grande ha iniziato a parlare prestissimo, a 15 mesi conosceva una quantità innumerevole di parole, ben presto ha iniziato a formulare frasi di senso compiuto, le maestre del nido erano meravigliate. Ora che ha 6 anni parla direi come un adulto: termini anche non proprio quotidiani, coniuga i verbi perfettamente … Sua sorella, invece, un disastro: ha iniziato a parlare molto tardi e quelle poche parole che diceva erano incomprensibili. E’ notevolmente migliorata da settembre ad oggi ma anche ora, che ha 4 anni, con alcune parole fatica e spesso inverte le sillabe! Io non i sono mai preoccupata più di tanto e, conoscendo il suo carattere, ho sempre dato colpa alla pigrizia!

  9. mio figlio fino a due anni compiuti non diceva niente tranne le classiche paroline mamma e papà…mi sono molto allertata, forse esagerando, e quindi ha seguito un protocollo ben preciso passando da visita da foniatra, eletteroencefalogramma in stato di sonno, visita da neuropsichiatra infantile, visita audiometrica ed infine terapia psicolmotoria x ben otto mesi…ora ha tre anni e mezzo e parla benissimo forse meglio di suoi coetanei che hanno parlato prima di lui…ora è avvero un fiume in piena….la mia preoccupazione che mi ha spinto a iniziare quel tipo di protocollo è che il suo potesse essere un ritardo prima cognitivo e poi linguistico ma per fortuna non è stato così….

  10. Ho letto questo articolo con molta attenzione in quanto elisa fino a novembre scorso non aveva mai pronunciato una sola parola, neanche mamma. Quindi aveva abbondantemente superato i due anni e mezzo senza parlare.
    Ho cominciato a “preoccuparmi” di questa cosa intorno ai due anni quando mi è stato chiaro che elisa stava iniziando a sviluppare un linguaggio alternativo fatto di gesti e mini ma il pediatra mi tranquillizzava sempre dicendo che elisa è pigra e non mi avrebbe consigliato sedute di logopedia prima dei 3 anni e solo se la situazione sarebbe rimasta inalterata.
    Io fiduciosa ho aspettato.
    A novembre elisa ha pronunciato per la prima volta mamma e subito dopo papà, sotto le vacanze di natale ha rotto definitivamente il ghiaccio dove ogni giorno tirava fuori una nuova parola.
    Da quasi un mese a questa parte finalmente dice il suo nome: “isa”.
    Ora il suo vocabolario è molto ricco, pronuncia tantissimi parole anche se la maggior parte sono dette male, ripete in continuazione quello che sente dire da noi ma il suo linguaggio per ora è fatto solo
    di parole, non di frasi.
    Rispetto all’articolo mi riconosco esattamente nella prima considerazione, cioè quando si parla non solo di pigrizia ma anche del fatto che se le richieste dei bambini vengano esaudite senza che loro aprono bocca non saranno sufficientemente spronati a parlare.
    Io su questo fatto ho fallito in maniera consapevole ma non sempre riesco ad essere forte a sufficienza.
    Comunque per ora pericolo scampato…..tra un po chiederò consiglio alle maestre e al pediatra se è comunque bene aiutarla con delle sedute di logopedia o se può andare avanti da sola.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *