Bambini aggressivi e violenti, che fare?

bambino ribelle

Bambini che mordono, bambini che danno pugni, che graffiano, che spingono i compagni.
Bambini che rompono gli oggetti, che urlano, che fanno perdere la pazienza ai genitori che non sanno più come comportarsi.
Punire? Rimproverare? Far finta di nulla?
Oggi parliamo di questo spinoso e difficile argomento con la psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli.

Ecco cosa ci consiglia:

 

Sembrerà strano parlare di rabbia e aggressività quando pensiamo ai nostri bimbi; qualcuno di voi penserà di aver fatto di tutto per insegnar loro che non è bello arrabbiarsi ed essere aggressivi, altri ancora forse, al contrario troveranno in questo articolo la fotocopia del loro figlio.

Di fronte ad un bambino arrabbiato le reazioni ed emozioni dei genitori possono essere diversi: c’è chi si spaventa, chi lo rimprovera, chi lo incoraggia, chi ne rimane inerme, chi se ne preoccupa.

Tutto questo per introdurvi al concetto che, solitamente la rabbia, se pur emozione normalissima e sana, ancora oggi viene in qualche modo censurata, inibita o vissuta come un qualcosa che non si sa come gestire ne contenere.

Graffiare, mordere o tirare i capelli: perché il bambino è così aggressivo e sembra essere così arrabbiato?

Dietro queste azioni di solito, si nasconde sempre il desiderio di essere ascoltato, visto e considerato. Sono solitamente un modo poco funzionale di attirare l’attenzione da parte dell’adulto.

Winnicott, pediatra e psicoanalista, sosteneva che “crescere è di per sé un atto aggressivo” basta osservare come i bambini si muovono con prontezza verso un bel giocattolo; l’afferrano con grinta e quando qualcuno prova a portarglielo via si ribellano con aggressività.

Nei bambini l’aggressività è un modo per comunicare ed è un sistema emotivo che si evolve in relazione alle tappe evolutive dello sviluppo. Ecco perché per poterla comprendere appieno deve essere valutata in relazione alla sua età.

Nel primo anno di vita l’aggressività del bambino (che si manifesta con pianti, urla, utilizzo di oggetti per colpire persone o piani di appoggio) è una modalità specifica sia di reagire alle frustrazioni sia di dare spazio alla tendenza esplorativa che caratterizza proprio i primi anni di vita.

Intorno ai due-tre anni, invece, quando oramai il cucciolo si percepisce come una sua identità ben distinta da quella della madre, inizia la cosiddetta fase dei “NO”.

Per quanto difficile da vivere nella realtà (e lo so bene!!) anche questo rappresenta un tentativo del nostro piccolo di crescere e di affermarsi come entità autonomo permettendogli di distinguere l’IO dal TU e di far valere dunque la sua volontà.

santarelli6Non bisogna dimenticare anche il valore esplorativo di alcuni atteggiamenti aggressivi. Ad esempio pugni, schiaffi, lancio di oggetti, crisi di rabbia ecc… sono un tentativo per mettere alla prova e testare le relazioni e per capire l’effetto che questi comportamenti suscitano sulle persone e l’ambiente che lo circondano.

Ci sono poi, una serie di situazioni che il bimbo si trova a vivere nella sua vita che gli causano una profonda sofferenza, frustrazione, senso di impotenza e tutta un serie di emotività negative che non è  in grado di riconoscere e verbalizzare chiaramente. In tutti questi casi, è abbastanza normale che usi l’aggressività per chiedere una forma di aiuto o di attenzione o comunque per esprimere il malessere che ha dentro. La cosa difficile, è che non sempre i genitori si mettono subito nell’ottica di ascolto e di provare a interpretare qui gesti andando oltre l’apparenza. Ma viene abbastanza immediato sgridarlo, giudicarlo o metterlo in punizione.

La vita frenetica che facciamo un po’ tutti e la superficialità in cui sembra sempre di più andare la nostra società, ci fanno dimenticare che i bambini hanno tutto un loro modo di comunicare le loro emozioni e che è un errore fermarsi solo ed esclusivamente alla loro manifestazione finale e più evidente.

Un bambino aggredisce per quegli stessi sentimenti che sente dentro di sé e che sono per inaccettabili. Le persone che lo fanno arrabbiare sono proprio le stesse che lui ama, così come le persone che lo minacciano e che si prendono cura di lui.

Ecco perché la prima cosa che consiglio di fare di fronte all’aggressività di un bambino è la seguente: fermatevi, osservatelo, cercate di analizzare il contesto e la situazione che sta vivendo e provate a mettere il tutto in relazione alla sua rabbia. Provate a interpretare prima di intervenire in qualunque modo, provate a mettervi nei suoi panni e capire i suoi sentimenti.

Aiutatelo a manifestare quello che prova o semplicemente a farlo sfogare con dei giochi simbolici o fisici in cui può buttare fuori quello che ha dentro e che lo turba.

Rimanete comunque fermi e intervenire decisamente in modo autorevole quando il bambino comincia a superare certi limiti e mette in pericolo la sua sicurezza fisica e quella degli altri.

Abbandonate voi per primi l’idea sbagliata della rabbia come un’emozione negativa e giudicante e chiedetevi che rapporto avete voi stessi con questa emozione e come la vivete e gestite.

Confrontatevi anche con altri genitori proprio per riflettere e condividere dubbi e difficoltà e anche per trovare delle nuove strategie e soluzioni. Spesso i genitori non esprimono i loro dubbi e paure in merito all’aggressività dei figli perché temono il giudizio degli altri e di essere accusati di non aver saputo impartire la giusta educazione ai loro figli.

Sono sicura che, ognuno di voi, avrà trovato qualche spunto di riflessione interessante per poter approfondire personalmente la questione.

 

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com 

 

90 risposte a “Bambini aggressivi e violenti, che fare?

  1. Giovanna a prescindere da quello he dice la Cassazione a casa MIA IO E MIO MARITO dettiamo le regole, e se mio figlio si rpende ( coem è gia capitato e sicuro che ricapiterà consocendo il mio piccolo diavoletto) uno scapaccione.. bene lo ha preso! non ha mai uccisio nessuno, io ne ho prese tante vistoc he ero bella birichina e non sono morta, nessuna telefonata al telefono azzurro e sono cmq cresciuta con sani principi come tutti i miei coetanei.
    Tu probabilmente sei piu giovane non lo e non mi interessa, tutta sta filosofia sugli scapaccioni non la capisco e sinceramente bìnon capisco neppure questa tua continuo mettere in moto leggi cassazione etc.Ma smollati un po! prendere una sberla ( con il dovuto motivo mica cosi per darla)nn fa male a nessuno.. ah scusa! mio padre che ne ha ben 77 anni quando era piccolo il suo papà quindi mio nonno gli raccontava veniva preso a cinghiate dal suo papà. nessuno è morto sono vissuti tutti fino a 80 anni felici e contenti. quindi ripeto : sii piu sciolta va

  2. @Giovanna: ritrono al punto di partenza….tu hai espresso le tue opinioni e le hai supportate, io ho fatto lo stesso con le mie…non la pensiemo allo stesso modo e non mi sembra il caso di volerci convincere a vicenda (cosa tra l’altro che ritengo imossibile).
    Continuo a trovare assurdi i paragoni tra la violenza tra adulti e l’atto educativo di un genitore verso il figlio (e non verso un bambino in genere), ma non ho intenzione di controbattere perche’ sarebbe inutile…
    Vorra’ dire che tu eviterai punizioni e assolutamente gli sculaciconi, io vi ricorrero’ nelle situazioni in cui lo riterro’ necessario…tutto qui….magari ci confronteremo su altri argomenti ma su questo per me la questione e’ esaurita

  3. SilviaFede, sai che la Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima ogni forma di punizione corporale?
    Dici che per le donne è diverso perché sono persone adulte…io penso piuttosto il contrario, picchiare un bambino è ancora più grave proprio in quanto bambino perché incapace di difendersi e denunciare.
    Un bambino di tre anni non sa ancora che un altro bambino è altro da sé, ma che al tempo stesso è fatto di carne come lui. A te sembrerà banale, ma posso garantirti che a tre anni non lo sapevi neppure tu! E non è in grado di fare collegamenti con le punizioni, ti faccio un paio di esempi in base a quello che proponevi tu.
    Sequestrargli un gioco va bene solo nel caso in cui stia facendo qualcosa di pericoloso con quello stesso gioco, perché il collegamento è immediato. Mamma mi ha detto di non lanciare il giocattolo, io gliel’ho lanciato e me l’ha tolto. Questa non è una punizione, è impedirgli di farsi e fare del male.
    Una punizione è questa: io picchio mio cugino, mamma mi toglie il mio giocattolo preferito per punizione. Io bambino penso: ma che c’entra il giocattolo con mio cugino? Mamma ce l’ha con me e vuole vendicarsi. La punizione è decontestualizzata e per essere efficace va capita, cosa impossibile a tre anni.
    Mandarlo in castigo. Dipende dall’età e dal motivo per cui si sta comportando male. Se un bambino di tre anni ad esempio è stato un bel po’ dentro casa per motivi che possono essere vari e sta iniziando a sfogarsi in maniera aggressiva, se lo immobilizzi non farai che peggiorare la situazione. Devi togliere il coperchio alla pentola in ebollizione, per esempio portandolo al parco, chiarendo che se picchia i bambini lo riporterai a casa. Poi devi farlo, però. E senza sculaccioni, perché nella sua testa stai solo cercando di pareggiare i conti. Lui picchia i bambini, tu picchi lui. Bene, i conti sono pari e ora tocca di nuovo a lui picchiare gli altri.
    I campioni rilevanti che tu tanto disprezzi non sono altro che confrontarsi con altri genitori, metodo che apprezzi anche tu, ma su scala molto, ma molto più ampia. Per quanto tu ti possa impegnare, quanti genitori puoi interpellare? E attenzione, genitore di figli della stessa età, nello stesso momento storico, con lo stesso numero di eventuali fratelli o sorelle (e stessa distribuzione di maschi e femmine in famiglia), potrei continuare all’infinito…Gli studi fanno questo per te, e i libri che ne risultano sono il corpus delle esperienze degli altri genitori. Le teorie cambiano a seconda del periodo storico, infatti quelle più moderne si alzano sulle spalle delle vecchie, superandole. Allo stesso modo, si raggiungono con il tempo dei punti fermi condivisi dalla comunità scientifica, e su questi punti fermi non c’è più discordanza tra gli studiosi accreditati (tranne qualche occasionale ricercatore di pubblicità, più che di conoscenza). Il no allo sculaccione è tra questi punti fermi, essendo ormai riconosciuto come sfogo della frustrazione dell’adulto privo di efficacia educativa (esattamente come lo sfogo dell’uomo che non accetta di essere lasciato da una donna, essere secondo lui inferiore, come secondo chi sculaccia lo è un bambino).
    Visto che lo sculaccione secondo te non rientra tra gli atti violenti, ti sta bene se uno sconosciuto te ne da uno per strada se lo tamponi con la macchina? Lui non è nessuno per te, eppure non credo ti starebbe bene. Quindi hai idea di come possa sentirsi un bambino ad essere percosso dalla persona che più lo ama al mondo e di cui più si fida?

  4. Cri cri, avrei potuto riportare anche tutti i tuoi post dall’inizio alla fine, non cambia il fatto che ti sei posta come una mamma “non prevenuta” e che “vuole capire”, salvo poi affermare il contrario.
    I genitori con cui ti sei confrontata non ragionavano affatto come me, dal momento che ti hanno detto che tua figlia è debole, cosa che io non ti ho detto.
    Io sono entrata con un commento da mamma, non rivolgendomi affatto a te. Sei stata tu a cercarmi, dicendomi che mi sbagliavo. Purtroppo ho dovuto dimostrarti che non è così. Se si cercano solo vendetta e colpevoli da punire, scagliandosi contro chiunque abbia un pensiero diverso, e si pretende di non poter essere contraddetti per il semplice fatto di essere vittime, dall’essere vittime si passa al vittimismo, e questo non giova a nessuno.

  5. @Giovanna: secondo me lo sculaccione dato ad un bambino a scopo educativo non ha niente a che vedere con la violenza sulle donne….trovo il paragone assolutamente inappropriato perche’ le parti in causa sono diverse. Nel caso di un bambino io sono il genitore educatore e lo sculaciccne (attenzione non parlo di schiaffi in faccia , pugni o frustate) dato in situazioni estreme ha lo scopo di far capire al bambino che ha fatto qualcosa di sbagliato, qualcosa per cui e’ gia’ stato in precedenza sgridato e ripreso e magari anche punito…si tratta di un’azione educativa estrema ma che a mio avviso ha uno scopo giusto.
    Nel caso delle donne si tratta di persone adulte, dove non c’e’ alcuna motivazione per la violenza se non il senso del possesso, la gelosia o la frustazione per la separazione….quindi il paragone non sta in piedi e non vorrei passasse il messaggio banale la violenza e’ comunque violenza…
    Per me uno sculaccione non rientra negli atti violenti, se posso ne faccio a meno e tento altre strade, in qualche caso ci sono ricorsa…senza pentimenti o sensi di colpa, ma solo ed unicamente per fare il bene futuro di mio figlio.
    Comunque non credo sia lo sculaccione il punto centrale della discussione quanto il mio non essere d’accordo sul fatto che i bambini in eta’ prescolare agiscono per puro istinto e quindivanno fermati se nsono aggressivi ma non corretti con punizioni o spiegazioni perche’ non sarebbero in grado di comprenderle….per me un bimbo di 3 anni e’ puo’ non sapere di far male al primo morso, ma dopo che gli viene detto, che magari si prova su di lui per fargli capire, che vede le lacrime di chi il morso l’ha subito, lo capisce eccome e quindi se reitera il comportamento bisogna alzare il tiro nel rimprovero ecc e non limitarsi a fermarlo in quel momento…
    Altra cosa su cui abbiamo pareri discordanti e’ l’utilizzo di studi su campioni rilevanti , come li hai definiti, in quanto tu puoi benissimo insegnarmi che le teorie cambiano a seconda dello studioso o del periodo storico….per cui continuo a credere che basarmi sull’esperienza personale e sul confronto con gli altri genitori sia la strada migliore

  6. @Giovanna: ” E io genitore che volevo davvero confrontarmi con questi genitori, senza criticare, con la vera intenzione di capire a cui invece è stato risposto che era il proprio figlio ad essere debole? Cosa si consiglia a genitori come me? Come si gestisce la frustrazione di questi bambini? Io voglio capire tutto davvero, mi ci voglio mettere d’impegno, ma xkè nessuno mai capisce invece “le vittime”?
    Se magari riportassi tutto sarebbe meglio. In quel preciso istante (convocazione di questi genitori) avrei davvero compreso se ci fosse stato un vero motivo o se avessero quantomeno preso coscienza del problema che il loro pargoletto creava a mia figlia e ad altri. Visto che avevo davanti genitori che ragionavano esattamente come te e che non avevano quindi figli con problemi se non la maleducazione palese: “Non lo voglio capire”.
    Hasta la vista

  7. SilviaFede, mi pare che sia tu a continuare ad accanirti sulle parole usate da ginger, io rispondo solo laddove si continua a chiedermi delucidazioni sulla mia opinione in merito.
    Sul discorso buon senso…il buon senso di chi? No perché anche i genitori che tu critichi solitamente si muovono secondo il proprio buon senso, ma evidentemente il loro buon senso è diverso dal tuo. E’ proprio per questo che laddove questo non basta (leggi in caso di bambini aggressivi), è necessario anche avvalersi di studi super partes.
    Sullo sculaccione devo per forza dissentire, facciamo campagne di informazione sul fatto che una donna dovrebbe denunciare al primo schiaffo ricevuto e poi condoniamo gli sculaccioni. Le donne non si sfiorano ma i bambini sì? In base a cosa? E’ proprio questa una delle cause maggiori dell’aggressività nei bambini.

    Cri cri, io ho sempre moderato le parole, non ne ho usate di aggressive. Se poi i concetti che esprimo non ti piacciono, è un altro discorso. E’ una presunzione quella che porta a pensare di essere le uniche persone in grado di parlare di un argomento perché toccati in maniera personale. L’unica cosa che puoi sapere meglio di me è cosa si prova ad essere una mamma in questa situazione, ma non come sia meglio educare i propri figli. Altrimenti come mai hai chiesto delucidazioni alla dott.ssa Santarelli? Sai forse che lei ci è passata personalmente? Non credo tu disponga di queste informazioni.
    Al contrario di quanto hai affermato inizialmente (“Io voglio capire tutto davvero, mi ci voglio mettere d’impegno”), adesso arriviamo invece alla verità (“non mi frega di capire…non lo voglio capire”). E ti do ragione, io farei esattamente come te. L’unica cosa che forse non farei sarebbe scrivere su un blog di voler capire quando in realtà è vero il contrario. E nessuno ti ha chiesto di capire, né ci si aspetta questo.

  8. cara Giovanna a dirla tutta mi hai fatto veramente ridere, in una mattinata cosi noiosa in ufficio devo dire che insieme ai miei colleghi mi sono e cis iamo sbellicati dalle risate, quidni tutto sommate grazie!

  9. @Giovanna: le parole visto che ci tieni molto dovresti moderarle anche tu. Io non ti ho risposto volutamente prima ma ora non posso esimermi. Mi hai detto di “spogliarti della tua esperienza personale” ma sai cosa significa? Vallo a raccontare a quella mamma a cui la figlia si è buttata dal balcone di spogliarsi dell’esperienza personale. Ma che cosa dici? Io sono stata fortunata per certi versi ma altri non hanno avuto la mia fortuna. Onestamente se davvero sei una studiosa, quindi x lavoro ti informi e studi, oddio povero a chi capita sotto di te.
    “di campioni rappresentativi di casi” ma ci rendiamo conto? Per te sono campioni da analizzare x altri è vita vissuta il che è leggermente diverso.
    Io non voglio la ragione o comprensione di nessuno né tanto meno mi frega di capire xkè un moccioso a 6 anni lancia sedie o tutto ciò che gli capita a tiro o a 9 anni ti spacca la faccia.
    Non lo voglio capire xkè, a meno che non abbia problemi di apprendimento o mentali (quindi comprensibile), è solamente un maleducato, figlio di presuntuosi con la ragione in tasca.

  10. @Giovanna: certo le parole sono importanti perche’ in un forum contano solo quelle, non si vedono le espressioni, non si vede se uno sorride mentre parla o fa la faccia scocciata…per cui ci si fa un’idea della persona in base alle parole che usa. Pero’ di fronte ad un ragionevole dubbio si puo’ chiedere un chiarimento e decidere se fidarsi o no della risposta che ci viene data…tu lo hai fatto con Ginger, lei ti ha risposto che si trattava di uno scherzo ma tu non le credi…e le hai riscritto diverse volte per sottolinearlo…fa pure come vuoi, credo che Ginger se ne fara’ una ragione, ma non capisco davvero il tuo accanimento su questo tema…
    Tornando al discorso genitori la mia personale opinione e’ che non servano libri o trattati su campioni significativi per prendere decisioni, ma basta utilizzare il buon senso…ed il mio buon senso mi ha detto che se a mio figlio non insegno da subito cio’ che e’ giusto e sbagliato, non spiego il perche’, non lo correggo quando sbaglia mi ritrovero’ da piu’ grande con un bullo o un viziato ed entrambe le categorie mi disturbano.
    Come farlo credo sia una scelta personale, per me un castigo adeguato all’eta’ del tipo fermati 5 minuti a riflettere su cio’ che hai fatto, oppure ti sequestro il tuo gioco preferito aiuta a creare una memoria dell’evento tutto qui. Non mi ritengo una madre violenta ma quando l’ho ritenuto necessario non mi sono fatta problemi a dare uno sculacicone a mio figlio….queste sono le mie scelte nella mia “limitatissima” esperienza di mamma.
    Ti auguro di trovare nei libri e nei campioni rappresentativi tutte le risposte che servono per crescere un figlio….come vedi non sei la sola a saper usare le parole….ritengo di saper scrivere ed esprimere concetti anche senza offendere o denigrare nessuno

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