Differenze tra mamma e papà nell’educare i propri figli: la parola d’ordine è COOPERARE

coppia che litiga
Succede più o meno a tutti, anche nelle migliori famiglie, anche in quelle che sembrano uscite da uno spot pubblicitario: “discutere animatamente per l’educazione dei figli.
Quando il bambino fa una cosa bella, ognuno dei genitori si appropria del merito, con la tipica frase: “E’ proprio figlio mio”.
Ma quando il piccolo fa una cosa sbagliata, chissà perché, si punta sempre il dito verso l’altro: “E’ figlio tuo. E’ colpa tua se fa così, glielo hai insegnato tu…”
Oggi parliamo di questo con la nostra psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Ecco cosa ci consiglia:

Santarelli2014_piccolaSi sa che, uno dei motivi per cui si discute di più in coppia quando si diventa genitori, riguarda il disaccordo sul modo di crescere ed educare il proprio bambino.

Ciascuno infatti, tende a riproporre lo stile educativo che ha appreso dalla propria famiglia di origine e cerca di riproporlo o in modo conforme o in maniera totalmente opposta, a seconda del giudizio che ne ha e di come ha percepito i propri genitori.

Accade, però, che molto spesso non ci si trova d’accordo con il proprio compagno/a,  anche su piccole e banali questioni quotidiane.

Ed ecco che sono veramente molto frequenti quelle situazioni in cui mamma e papà cominciano a discutere tra loro perché non condividono l’intervento educativo di uno e dell’altro (ahimè, questo capita spesso anche davanti ai bambini!).

Non si può pretendere che ciò non accada mai, perché ognuno di noi si porta dietro un bagaglio di esperienze e vissuti personali come figlio, ed è inevitabile che questo schema “arcaico” venga spesso applicato anche inconsapevolmente nell’interazione con il bambino e l’altra parte della coppia.

È però importante venirsi incontro, discutendo tranquillamente e provando a trovare una soluzione che sia accettabile per entrambi, affinché alla fine il bambino abbia una visione dei genitori come concordi e soprattutto coerente tra di loro.

Questo è importante perché i precetti educativi che i genitori forniscono, servono a creare un insieme di regole che devono risultare chiare e coerenti e all’interno delle quali il bambino puoi riuscire a discriminare ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.

Questo limite è molto importante per i bimbi ed è la famiglia che deve saperlo delineare in modo chiaro e fermo.

È inoltre poco costruttivo se uno dei due genitori, non riuscendo a concepire uno stile educativo diverso dal proprio, anziché parlarne pacificamente con il partner, continui a comportarsi secondo il proprio criterio, addirittura criticando apertamente l’altro davanti agli occhi del figlio o dando messaggi educativi che vanno in direzione opposta rispetto a quelli del compagno.

Se si vogliono avere dei risultati nell’interesse di capire cosa sia giusto per il proprio bimbo, è necessario cooperare e raggiungere posizioni di comune accordo, sforzandosi di comprendere il punto di vista dell’altro , senza per forza dover rinunciare al proprio, ma con la forza e il coraggio di sapersi mettere sempre in discussione considerando la possibilità di mediare.

La cooperazione è importante soprattutto alla luce del fatto che, la mamma e il papà, hanno un ruolo diverso ma complementare per quanto riguarda l’educazione del bambino.

La mamma si sa, ha un tipo di amore che per natura è incondizionato, (forse anche facilitato dal fatto che per tutta la gravidanza madre e bimbo sono un’unica cosa) e hanno anche successivamente un legame quasi simbiotico che prosegue almeno per tutto il primo anno di vita.

L’amore del papà, se pur caratterizzato da un amore fortissimo, nel corso del tempo invece , va incontro alle cosiddette “condizioni di merito” .  I padri conservano cioè, un rapporto più realistico con il proprio bambino e, soprattutto durante l’adolescenza, diventano una figura di riferimento molto importante per la crescita del ragazzo, la cui mancanza viene considerata addirittura un fattore di vulnerabilità psicologica e un fattore di rischio nello sviluppo di possibili disagi psichici di varia natura.

Una mamma poi, tende un po’ per natura, a tenere il proprio cucciolo all’interno del nido e delle relazioni familiari, mentre il padre, dovrebbe essere colui che facilita il passaggio del piccolo al mondo esterno, al futuro e alla crescita.

Si può dedurre dunque, che le caratteristiche e le modalità educative della coppia genitoriale, sono differenti per diversi motivi e danno esiti ed effetti sul figlio che sono di natura inevitabilmente diversa.

Due ruoli distinti e complementari dunque, quello della mamma e del papà, che nella faticosa opera di educare il proprio cucciolo, trova nelle loro sintesi un punto di forza importante per la crescita psichica del bambino. C’è bisogno sia dell’intervento di uno che del altro, basta lasciare il proprio spazio di azione e non entrare nel controproducente meccanismo della competizione e della gara su chi ha più o meno diritto (o più ragione!). la parolina magica è…..COOPERARE! Un insegnamento anche per il bimbo e per le sue future dinamiche relazionali….

 

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com 

2 risposte a “Differenze tra mamma e papà nell’educare i propri figli: la parola d’ordine è COOPERARE

  1. Noi cri esattaemnte il contrario vostro!!! dipende però nel nostro caso dalla educazione ricevuta io molto simile a te e lui invece protettivo etc etc etc, non è facile cooperare quando si è cresciuti in modi diferenti, però è giusto rpovarci soprattutto x il piccolo che a volte ( sono già furbacchioni a 1 mese di vita!!) sanno dove andare quando uno lo sgrida. A volte mi mordo le mani perchè lo sgrida x cose secondo me inutili o futili ma non dico nulla proprio per evitare discussioni e x dare il senso di essere uniti a jacopo, cosi come penso faccia lui.

  2. Quello che vedo intorno a me rispecchia molto l’articolo. Per fortuna non mi riguarda direttamente. Io e mio marito non abbiamo mai discusso sul metodo educativo delle ns. figlie. Abbiamo lo stesso modo di pensare, lo stesso criterio di applicare regole e si anche lo stesso modo di punire (più o meno). Questo a mio avviso rende le cose più semplici nella gestione del quotidiano. Ritengo però che sia anche una questione di carattere in primis e di storia vissuta in secondo luogo. Chi ha avuto difficoltà nell’avere un bambino è quasi sempre portato a proteggerlo oltre misura e ad avere parecchie paure perchè il vissuto ha fatto si che il figlio venisse prima di ogni cosa (non che per me non sia così però cerco di metterle sullo stesso piano degli altri e non tipo principessa sul pisello). Per il carattere invece ritengo che sia una parte importante nell’educazione del figlio. Per dire io non mi rispecchio nella descrizione della mamma riportata nell’articolo. Non sono sicuramente una mamma che tiene i figli nel nido anzi tutt’altro. Non tendo a proteggere nel senso che cerco di spiegare i pericoli, le brutture della vita e le persone non proprio “brave” che incontreranno nella vita ma fatto ciò lascio che prendano le loro decisioni, anche sbagliate, anche se sicuramente si riveleranno un disastro xkè a mio modo di vedere dagli errori si impara e si esce con una esperienza in più…magari la prossima volta quegli stessi errori si spera non vengano commessi. Questo nella educazione delle ragazze impone spesso scelte difficili emotivamente ma giuste x loro (giuste dal ns. punto di vista). Che dire esperienze fuori casa di ogni tipo, lasciarle andare e cose così…praticamente vederle crescere cercando di non essere soffocanti. Ovviamente questo è quello che succede da noi ed è giusto x noi. Scusate il papiro.

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