Cosa possiamo mangiare di buono?


La mozzarella di bufala no, i pomodori dipende da dove arrivano, le verdure solo se coltivate nel proprio orto, e nemmeno. La carne a piccole dosi. E comunque sarebbe meglio sapere la provenienza certa degli animali. La carne di cavallo potrebbe essere dopata. Per non parlare di polli, galline e uova. Ogni giorno se ne sentono di tutti i colori. I giornali e le tv straripano di articoli sulla pericolosità dei cibi che mangiamo.

Riponevo le mie speranze sul pesce. Ma dopo il servizio di Pelazza de Le Iene, pare che anche quello sia off limits. Anche quello è contaminato, soprattutto la carne dei pesci di grosse dimensioni come il pesce spada e il tonno rosso.
L’esperto ha detto chiaramente che sarebbe meglio non farlo mangiare ai bambini.
E allora ho pensato a tutte le volte che l’ho comprato per i miei piccoli, spendendo anche una bella cifra! 🙁

Tutto, potenzialmente, potrebbe essere cancerogeno. Ogni cosa potenzialmente potrebbe contenere metalli pesanti, fortemente pericolosi per la salute degli adulti e a maggior ragione per quella dei bambini.

Ieri sera guardavo i miei figli e mi chiedevo: cosa vi posso far mangiare? Cosa non è potenzialmente pericoloso?

Mha!

Come ci siamo ridotti male…

 

 

 

15 risposte a “Cosa possiamo mangiare di buono?

  1. @Ale: è deprimente quello che dici ma purtroppo è così. E’ quello che intendevo. La cosa che fa male è proprio il fatto che noi cittadini normali possiamo fare poco o nulla. Come possiamo evitare che taluni prodotti vengano distribuiti dalla grande industria? La cosa squallida è che spesso questi prodotti vanno a finire nelle mense scolastiche (e non) e negli ospedali perché difficilmente vanno nei super (non che sarebbe una cosa giusta però colpire bambini e malati…)

  2. Il paese in cui vivo è una delle aree potenzialmente (ogni tanto smentiscono, poi tornano alla carica) interessate da contaminazione da PCB derivanti dalle attività di uno stabilimento chimico ora non più attivo (in altro comune). C’è un’ordinanza del comune che vieta le coltivazioni in alcune zone del paese … il nostro è un paese in cui, ancora oggi, ci sono numerosi campi che coltivano ortaggi che poi vengono rivenduti alla grande distribuzione. Attualmente le aree su cui c’è il divieto non vengono coltivate … ma qualche anno fa?
    Inoltre, i terreni vicini alla ex-fabbrica sono risultati inquinati e ci possiamo trovare (oltre alle abitazioni private) parchi giochi, scuole ed asili con rispettivi giardini, nonchè il campo sportivo dove generazioni di bambini e adolescenti di tutta la nostra provincia (io compresa) hanno partecipato per anni a manifestazioni sportive … 🙁

  3. @Cri Cri: credo anche io che ci sia un giro di soldi e di affari controllati dalle grandi aziende che rende tutto “nebuloso”, comprese le certificazioni, pero’ almeno il comune si tutela e anche noi cittadini non veniamo truffati. Perche’ dichiarare il falso e’ comunque una truffa, si rischia il penale, e occorre trovare anche persone compiacenti che dichiarano il falso, non avere nessuna certificazione lascia campo libero compleramente…quello che temo e’ che le pubbliche amministrazioni per risparmiare nella migliore delle ipotesi, perche’ collusi nella peggiore, non si preoccupino affatto di questo aspetto, da qui la richiesta delle certificazioni…non dico che sono una garanzia pero’ sarebbe gia’ qualcosa rispetto al nulla

  4. Anche da noi c’è la questione del km.0, però devo dire che essendo una piccola città magari è più facile. Onestamente io al problema delle certificazioni bado poco sia perché da noi è facilmente riscontrabile la provenienza dei prodotti appunto perché la mia non è una regione industrializzata sia perché le certificazioni si pagano. Io per quanto mi riguarda non compro mai prodotti bio e non solo per il costo.
    Mi spiego meglio per avere una validazione bio spessissimo è sufficiente pagare (ed evitare controlli). Ovviamente mi prendo la responsabilità di ciò che dico. Inoltre ho avuto modo di constatare una cosa: un conoscente a causa della crisi ha deciso di aprire nel paese di montagna di cui è originario mio padre un caseificio, quindi ha messo su un allevamento di mucche e pecore (suo nonno era un pastore). La sua azienda agricola è piccola e a conduzione familiare e non ha nessun contratto con aziende alimentari dedite alla distribuzione con marchio. Bene a sto tizio la ASL andava a controllare alle ore più disparate tipo le 3 di notte, tipo tardo pomeriggio, la mattina presto… ovviamente a sorpresa. Un suo compaesano che invece aveva un contratto con una di queste aziende che distribuiscono prodotti caseari con marchio, i controllo non li avevano mai o quasi mai. Non è una cosa strana? Per questo io nel bio non ho quasi mai creduto. Con il lavoro di molti si arricchiscono in pochi. Ripeto mi prendo la responsabilità di quello che scrivo. Però nelle grandi città tipo Roma o Milano magari è diverso quindi non saprei.

  5. Salve a tutte, Vi leggo dall’ apertura del blog che coincide con la nascita di mio figlio, il piccolo uragano Nicola 😉 ma non ho mai commentato. Questa questione (come penso a tutte) mi sta molto a cuore. A seguito dei servizi delle Iene sulla terra dei fuochi e sulla provincia di Crotone sono andata a cercare i siti inquinati in Italia e, a differenza di quello che pensavo, e cioè che fossero perlopiù al sud, ho scoperto che il primato spetta a Porto Marghera… in Veneto!!! Ce ne sono diversi anche in Lombardia, una zona di Milano, una in provincia di Brescia, una a Mantova… Insomma non bisogna andare troppo lontano… Dati che si trovano cercando su google… E chi ha visto il servizio sulla terra dei fuochi avrà visto che a fianco dei terreni tossici c’ erano terreni coltivati in modo biologico (???). Non si può fare moltissimo da parte nostra, e non siamo tuttologi ma… dovremmo leggere tutti molto e documentarci quanto più possibile, poi potrebbe essere tardi… Un abbraccio a tutte voi

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