Quanto vi costa un figlio all’anno?

Vi siete mai chiesti quanto vi costa un figlio all’anno?
L’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn), sì! E da uno studio fatto da loro è emerso che un figlio costa circa 8 mila euro all’anno. Ma l’aiuto dello Stato alle famiglie, tra detrazioni e assegni familiari, arriva a poco più di mille euro a figlio. Lo studio prende spunto dall’osservazione delle voci di spesa di una campione di coppie che hanno messo al mondo uno o più figli e con un reddito familiare di circa 50 mila euro l’anno.

Diciotto le voci prese in esame: dal cibo ai vestiti, dall’acqua al gas per il riscaldamento, dai trasporti agli impegni extrascolastici fino alle spese di affitto o di manutenzione della casa. La somma delle varie voci di spesa ammonterebbe a 8.181,547 euro all’anno a figlio, cui sono da aggiungere 2.693,33 annui per la crescita di bambini al di sotto dei tre anni di vita (baby sitter, carrozzine, pannolini, letti etc).

Le famiglie spendono soprattutto per il cibo (4 mila euro l’anno a testa), l’affitto, la rata del mutuo o la manutenzione della casa (2.500 euro l’anno pro-capite), i vestiti (1.321 euro), le gite e il materiale scolastico (520 euro), l’ attività sportiva o ricreativa (475 euro) le spese di riscaldamento (444,63), di elettricità (247,84) o di acqua (102 euro).

A fronte di questo, però, le detrazioni di cui usufruiscono papà e mamma, entrambi lavoratori dipendenti, ammontano a 700 euro (717 se il bambino ha meno di tre anni) l’anno a figlio, con un incremento a 1.242 euro a figlio se i figli a carico sono quattro o più di quattro.
Gli assegni familiari varieranno, invece, al crescere del numero dei figli: per il primo figlio la coppia – se sposata – riceverà 376 euro l’anno, per il secondo ulteriori 312 euro l’anno, per il terzo 919 euro l’anno in più rispetto alle famiglie con due figli a carico, per il quarto 623 euro in più rispetto alle famiglie con tre figli.

Sarà per questo, sottolinea l’associazione, che il numero delle famiglie al di sotto della soglia di povertà relativa cresce al crescere del numero dei figli: secondo l’Istat, nel 2011 erano scese al di sotto di quella soglia 15 famiglie su 100 tra quelle che avevano due figli e ben 27 su cento tra quelle che avevano tre figli. “Le conclusioni sono fin troppo ovvie – commenta Giuseppe Butturini, presidente dell’Anfn – lo Stato non riconosce a sufficienza il carico che si assume una coppia mettendo al mondo un figlio. Eppure un figlio è un investimento per lo stesso Stato: senza il lavoro dei nostri figli, noi genitori non potremo mai permetterci una pensione. Occorre dunque invertire la rotta se non vogliamo essere condannati “al suicidio demografico”.

 Voi avete mai fatto due conti?

Io, sinceramente, non ho mai fatto dei calcoli così dettagliati. Ma so che ogni primo del mese mi servono circa mille euro solo per “sistemare” logisticamente i miei due maschietti, ossia mandarli a scuola e al nido.
I conti sono presto fatti: 510 euro di nido per Luca, 150 euro tra pasti e doposcuola per Marco. E poi c’è l’importo variabile per la tata che va a prendere Marco da scuola e lo tiene un’oretta al giorno. E arrivo ai mille euro al mese.
E non ho considerato tutte le voci di spesa prese in considerazione dall’Anfn: vestiti, cibo, gite, materiale scolastico, visite mediche, medicinali, piscina, eccetera….

Altro che 8 mila euro, a me ne servono molti di più! Meglio non pensarci… In questo caso l’ignoranza fa vivere meglio!

140 risposte a “Quanto vi costa un figlio all’anno?

  1. @mimi: sono d’accordissimo con te: come ho già detto altre volte, anche io vorrei tanto potere stare di più con i bambini e fare un part-time o un continuato … ma la mia ditta non me lo concede. Così mi sto guardando intorno ma, finchè non trovo il posto giusto, mi tengo bene strette le mie 8 ore (anche se significa starne fuori casa 11). Purtroppo, il mio stipendio è assolutamente necessario per mandare avanti la famiglia e non possiamo permetterci di perderlo per intero!!!!!

  2. @Carmela: d’accordissimo sul fatto che se si è d’accordo in due tutto va bene.
    Quello che a me pare assurdo, specie in una situazione quale quella attuale, è lasciare un posto che magari è abbastanza sicuro a livello di stipendio e contratto dicendo “beh dai tra qualche anno mi rimetto in gioco”.
    Capisco più un “beh lascio e basta” (per quanto penso che a me verrebbero i capelli bianchi, ma sono io!) piuttosto che “lascio e tra qualche anno torno”.

    Il lavoro è un mondo molto fluido, e anche un po’ “bastardo”; basta che i capi vedano un buco di qualche mese sul CV per chiedersi “perché?”, figurati quando il buco è di qualche anno, durante i quali si perdono anche i ritmi del lavoro.
    Tu hai avuto fortuna, altri, a tutt’oggi, non ce l’hanno… per questo dico che, magari con un sacrificio, è il caso di tenersi un lavoro anche solo come salvagente, sia per la famiglia che per se stesse.

  3. @Silviafede. Ciao Silvia, hai ragione, è questione di carattere e di indole. Il mio lavora da ragazza, mi piaceva, ma a volte mi costringeva a restare fuori casa oltre le 8 ore più due per raggiungerlo e tornare a casa. Non potevo proprio tollerare 10/12 ore di assenza. Con tranquillità ho pensato che tutto sommato dopo averlo cresciuto, potevo ritornare a lavorare. Se non fosse stato possibile, ho altri interessi. Avrei coltivato quelli. Adesso lavoro part-time, mi sento realizzata, ma non solo per il lavoro, o perchè ho tre figli. Faccio anche altro, e sono apprezzata per quello. Se ho voglia di uscire con mio marito, lascio tranquillamente i ragazzi da mia madre. Qualche anno fa essendosi classificato tra i primi al lavoro mio marito vinse un viaggio a Santo Domingo, lasciai i bambini con le nonne (abitavano vicine), e il più piccolo aveva 15 mesi. Anche per me la coppia è molto importante.
    A proposito di Mimi, mi piace molto il suo spirito libero, queste personalità sono le più interessanti e stimolanti.
    Io, come dice mia madre sono, troppo moscia.
    Buona serata a tutte.

  4. @Carmela: e’ vero in parte che fino a che non hai figli non puoi sapere certe cose, perche’ per me e’ anche questione di carattere e di indole. Io ad esempio ho sempre tenuto molto al mio lavoro che mi piace e mi gratifica e dopo che e’ nato mio figlio non ho cambiato idea, anche perche’ lo considero e l’ho sempre considerato un mio modo di realizzarmi e non solo la possibilita’ di avere uno stipendio a fine mese. Altro esempio io ho sempre pensato che la coppia sia alla base di tutto e dopo la nascita di mio figlio continuo a pensarlo, la prima volta che siamo usciti da soli io e mio marito Fede aveva 6 giorni…una pizza vicino casa per festeggiare l’anniversario poco piu’ di un’ora, ma non mi sono creata nessun problema a lasciarlo coi nonni mentre dormiva e prenderci uno spazio tutto per noi…mentre altri non lo fanno ancora adesso che hanno i figli grandini…e potrei citarti tanti altri esempi…conoscendo un po’ mimi tramite questo blog sono sicura che il suo spirito libero e la sua personalita’ non soffocheranno con la nascita di un figlio, ma anzi sapra’ trovare il modo giusto per esprimerli al meglio…

  5. @Mimi: Ciao Mimi, sono Carmela. L’ho gia detto nel mio primo commento, quando aspettavo il primo figlio, l’intenzione era quella di mandarlo al nido. Poi una volta nato, è tutto cambiato. Ha ragione Fabio, finchè non hai figli credi di sapere quello che è giusto.. Naturalmente per fare una scelta del genere ci devono essere delle condizioni favorevoli, nel mio caso per fortuna c’erano, altrimenti avrei continuato a lavorare lasciando i bambini (probabilmente non ne avrei avuti tre. mi sare fermata a uno) con i nonni o se le mie entrate fossero state superiori alle spese, al nido. Me ne sarei fatta una ragione. tutto questo in totale accordo con mio marito. Quando parlo di condizioni favorevoli, non mi riferisco a stipendi altissimi, ma comunque in grado di mantenere una famiglia. Non ho mai percepito uno stipendio, ma dopo aver pensato a quello che serviva ai ragazzi, a me non è mai mancato nulla. Non c’era il mio o il tuo, ma il nostro, (nel periodo che sono stata a casa mio marito è arrivato a fare 2 lavori contemporaneamente) anzi a volte rimanevo incredula per quello che faceva. Come quando mi fece vedere una polizza a scopo pensionistico che anni addietro aveva contratto per me. Anch’io in alcuni periodi che non c’era la possibilità del secondo lavoro,(non sto parlando di quando erano neonati) ho lavorato il sabato e la domenica (quando lui poteva occuparsi dei bambini), come promoter nei supermercati. (Anche qui sono stata fortunata, una mia amica aveva una agenzia di pubblicità e mi faceva lavorare quando mio marito era a casa)I miei figli adesso sono più grandi ed ho ricominciato a lavorare part-time, la mattina quando loro sono a scuola. Nel pomeriggio li seguo io. E’ un lavoro che mi piace molto, mi chiedono in continuazione di fare il full.time. (Naturalmente rifiuto, finchè posso voglio seguirli io.)
    Quello che voglio dire è che se le cose si fanno di comune accordo, (Sto parlando di qualsiasi scelta) ponderando, e cercando anche l’aiuto in famiglia, tutte le soluzioni vanno bene. L’importante che tutt’e due siano d’accordo.

  6. @mimi Ascolta non esser arabbiata con me e se lo sei ti chiedo scusa, abbiamo visioni diverse, ognuno di noi vive il suo futuro in base alle sue esperienze del passato, l’unica cosa che voglio ancora dirti e per quello che ti avevo chiesto se avevi figli tuoi, e’ che tante cose finchè non sei genitore con figli non le puoi comprendere o pensi di comprenderle ma con i figli le cose si modificano buona giornata

  7. @ SilviaFede: io non critico il loro accordo, per carità ognuno è libero.
    E’ forse il modo di porsi di Fabio che mi fa venire su i nervi. Mettici pure l’amarezza, ok, ma resta che se già anni fa, quando eravamo più piccoli, avessimo avuto un altro stipendio fisso magari le cose andavano meglio!

    Ma lui non sa nemmeno chi sono e mi viene a dire che non sono felice se non vengo pagata per quello che faccio!!!

    Io mi baso su quello che dice lui: la moglie (non la sua, in generale) che non lavora e sta a casa è cmq ricompensata -> “non e’ vero che non e’ retribuito perche se non lo facesse lei di certo si dovrebbe pagar qualcuno per farlo percio alla fine e’ retribuito perche contiene i costi famigliari ( vedi asili baby sitter ecc)”

    Da cosa sia retribuito non si sa, visto che non viene pagata e ha solo un conto in comune col marito. Dov’è il compenso in questo? E’ solamente il solito vecchio sistema: lui lavora e lei usa i soldi di casa…

    Poi uno che ti viene a dire “la famiglia è condivisione e valori e un conto in comune” come se veramente due conti separati volessero dire meno valori e una famiglia scombinata (esattamente come quella sorta di velata idea che un figlio con la mamma che lavora avrà più problemi di uno che ce l’ha a casa)… Non so, personalmente la vedo come idee un po’ “rétro”…

  8. @mimi: io la penso come te e per me l’indipendenza economica e’ importante, come e’ importante la realizzazione anche al di fuori della famiglia, pero’ non tutte la pensiamo allo stesso modo.
    La moglie di Fabio sono sicura che condivide le sue idee, quindi la loro scelta e’ quella di lasciare un genitore (ha detto lui stesso che i ruoli potevano essere invertiti e stare lui a casa) accanto alle figlie almeno fino ad una certa eta’. Non e’ da criticare perche’ secondo me l’importante per ogni famiglia e’ che non ci siano imposizioni da parte di uno solo, ma sempre e comunque decisioni condivise…quindi bene lavorare, bene stare a casa, bene avere conti in comune, bene avere ognuno il suo conto purche’ sia tutto trasparente e condiviso.
    Capisco la tua amarezza vista la situazione che stai affrontando con la tua famiglia, pero’ alla base c’e’ la mancanza di trasparenza e sincerita’ altrimenti le cose sarebbero andate diversamente…

  9. @ Fabio: e cmq non è vero che non sono felice. Vedo solo cosa vuol dire per una donna dipendere in toto dal marito e non è divertente.
    Molte donne qui lavorano dopo aver avuto figli: anche loro sono infelici?

  10. @ Fabio: no, non ho figli ma sono figlia e ti assicuro che sto vedendo che cosa vuol dire avere tutto in comune; sto pagando insieme ad altre due persone i danni fatti (in buona fede, ma tacendoli) da chi dice di averli fatti per noi – tranne che ora siamo noi che letteralmente paghiamo tali danni.

    Le famiglie vere hanno anche conti separati e non vuol dire che non si vogliono bene né si aiutano. Ho fatto quella domanda perché tu dici che non lavorando la moglie viene cmq retribuita; beh un conto in comune dove vanno solo i soldi che guadagni tu non è retribuzione, è solo una consuetudine. Tu hai detto che il lavoro di casalinga è retribuito: NON LO E’.
    Non hanno sempre diritto a una pensione, come hai visto dal link, non hanno contributi…
    La retribuzione non è il bancomat del marito, è denaro per se in cambio di un servizio.
    Ora, visto che il servizio che da’ tua moglie è di far risparmiare i soldi del nido, perché non darli a lei come retribuzione?

    Inoltre: se tua moglie tra qualche anno non trova lavoro? Bel sistema, uscire dal mondo del lavoro per anni, quando adesso ci si brucia uscendone solo per qualche mese!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *