Tornano i “malanni della nonna”, i pediatri lanciano l’allarme: “Vaccinate i bambini”

Lo so che con questo articolo solleverò un gran polverone. Torniamo su un argomento sul quale, l’ultima volta, ci siamo accapigliati e non poco: “le vaccinazioni”.

Stanno tornando e in modo anche massiccio alcuni “malanni della nonna”, come la pertosse, il morbillo, la varicella, che ormai molti considerano “malattie debellate”. Ma non è proprio così. Prova ne è l’impennata di casi registrata in tutto il mondo.

Prima in questa classifica è la pertosse: gli esperti parlano di vera e propria epidemia. Solo in Italia negli ultimi anni i casi si sono decuplicati.
A mettere in allerta è Alberto Villani, direttore di Pediatria generale all’Ospedale pediatrico Bambino Gesu’ di Roma, che avverte: “Considerare queste malattie ‘sottogamba’ è un grave errore”.

La ragione di questi ‘ritorni’, spiega l’esperto, sta anche in un “calo di attenzione” da parte di famiglie e medici che ha portato ad un minore ricorso alle vaccinazioni contro tali patologie, sulla base dell’erronea convinzione che si tratti appunto di malattie ormai contenute. Così, “negli ultimi 5 anni – afferma Villani – i casi di pertosse sono aumentati in tutto il mondo, 16 milioni quelli registrati nel 2008, e in Italia sono di almeno 10 volte superiori rispetto agli anni ’80, con migliaia di casi l’anno.

La pertosse è una malattia infettiva di origine batterica e “soprattutto nei bambini piccoli – avverte il pediatra – può anche rivelarsi mortale o portare a gravissime complicanze”.
Fondamentale, afferma, è dunque “vaccinare i bambini: la vaccinazione anti-pertosse è inclusa nella vaccinazione esavalente da somministrare ai bambini più piccoli a partire dai 3 mesi.

Ma richiami della vaccinazione – precisa – dovrebbero essere fatti anche a 6 e 12-14 anni”.
Spesso però, sottolinea Villani, “i richiami non vengono effettuati e dal momento che la vaccinazione ha una efficacia di 5-7 anni, ciò spiega il ripresentarsi di tale patologia”. In passato, inoltre, questa vaccinazione avveniva quasi ‘in automatico’ in occasione della visita per la leva a militare a 18 anni, ma ora anche questo ‘appuntamento’ è venuto meno.

Allo stesso modo, ad essere ‘sottovalutate’ sono anche altre malattie: “Si pensi al morbillo o alla varicella, che possono avere effetti molto gravi. Anche per queste patologie – rileva Villani – il tasso di vaccinazioni raggiunto non è ancora soddisfacente ed in Italia i casi sono in aumento”. Circa 5mila, secondo gli ultimi dati, i casi di morbillo nel 2011 (contro i 3mila del 2010), e circa mezzo milione i casi di varicella annuali. Insomma, mette in guardia Villani, “c’è l’idea che le ‘malattie della nonna’ possano anche prendersi perché in fondo meno gravi, ma non è così. Per questo – conclude – non usare a pieno un’arma preziosa, come è quella delle vaccinazioni oggi disponibili, è un atto colpevole e che mette di fronte a grandi rischi”.

Villani, invita così, tutti i genitori a vaccinare i propri figli.

Non una parola, però, neppure in questo caso, sui rischi delle vaccinazioni. E sulle conseguenze sui bambini.

Se avessi avuto la possibilità di parlare con questo medico gli avrei chiesto: “E gli effetti collaterali? Non sono anche questi presi “sottogamba”?”.

Sì, è vero, ci sono molti genitori allarmati più dalle possibilità di reazioni avverse al vaccino, che dal rischio di contrarre le varie malattie.
In fondo… quanti di noi hanno fatto queste malattie da piccoli? Io, eccetto la pertosse, praticamente tutte. Quindi sulla necessità di vaccinare per queste cose il dubbio viene.

Ma non ci sono molti medici pronti a mettere la mano sul fuoco e a dichiarare che, dopo la “punturina”, non accadrà nulla al bambino.
Anzi si liberano da ogni responsabilità, scaricandole sui genitori e facendogli firmare i vari documenti.

E’ vero, i casi di complicazione post vaccino sono rarissimi. Uno su non so quanti mila bambini. Ma se quell’uno fosse proprio mio figlio? Chi di noi non si è fatto questa domanda?

Io ho vaccinato sia Marco che Luca. E sono andata lì alla “spera in Dio”. Sperando che quell’uno non fossero i miei figli. Fortunatamente mi è andata bene.
Io non ho mai preso queste malattie sottogamba, perché possono avere complicazioni anche gravissime. Ma non ho mai preso neppure le vaccinazioni “sottogamba”. Anche queste possono avere effetti collaterali molto seri.

E allora che fare?
Credo che ognuno di noi si debba informare in maniera approfondita sui pro e sui contro. E prendere da soli le proprie decisioni.

 

45 risposte a “Tornano i “malanni della nonna”, i pediatri lanciano l’allarme: “Vaccinate i bambini”

  1. @vale: forse non mi sono spiegata bene la causa intentata dai genitori ha appurato che l’autismo e’ conseguenza del vaccino, qiesto punto non e’ in discussione. L’unica cosa su cui discutono le parti e’ sulla responsabilita’ che il SSN vuole far ricadere sui genitori in quanto informati dei rischi.
    Questo bambino era fino ai 3 anni perfettamente sano ed aveva uno sviluppo psicomotorio assolutamente in linea con la sua eta’, il tutto provato da certificati medici, non si tratta di diagnosi tardiva ma di conseguenza del vaccino iniettato su un soggetto in quel momento non idoneo
    Tu credi pure a cio’ che vuoi, ma io queste persone le conosco e so di cosa parlo.

  2. @ Vale: poco tempo fa ho saputo che a un parente di mia mamma, nato sano, è stato riconosciuto dal tribunale che è diventato autistico in seguito al vaccino.
    Non è tanto una leggenda metropolitana; ci sono persone cui evidentemente il vaccino fa reazione e causa danni…

  3. E’ una vecchia ed ampiamente smentita credenza che i vaccini possano avere un ruolo in merito allo sviluppo dell’autismo. E’ una tesi che si è dimostrata essere del tutto priva di fondamento.
    Quindi il tribunale non può aver imputato al vaccino la causa del disturbo.
    Il numero di persone colpite dall’autismo è aumentato a partire dagli anni Ottanta perchè sono cambiate le pratiche diagnostiche (per cui, essendosi maggiormente diffusa la conoscenza del disturbo, si pone più frequentemente la diagnosi, mentre prima molti casi venivano sottovalutati o non diagnosticati correttamente). A volte venivano definite semplicemente “pazze” anche persone che non sapevano leggere o scrivere bene (ora “dislessici”, “disgrafici”, “disprassici”..ecc.ecc.) ed esiliati dalla società…li mettevano nelle cosidette “scuole speciali” mentre forse avevano solamente uno dei disturbi che ora conosciamo.
    Comunque, ognuno continui a scegliere ciò che crede meglio per il suo pargolo…ma sentiremo sempre parlarne bene e male allo stesso modo..

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