Maternità e carriera scientifica, un binomio impossibile!

Figli e carriera. Ahi! Ahi! Ahi! Cosa ho detto!
Due parole difficili da mettere vicino se a voler fare dei passi avanti nel mondo del lavoro è la donna-mamma!
Ma a quanto pare, noi lavoratrici italiane non ci dobbiamo sentire sole. Figli e carriera scientifica non vanno d’accordo neanche negli Stati Uniti.

Le donne con lauree specialistiche in questo settore accademico, infatti, finiscono per abbandonare la ricerca non per via di performance poco brillanti o difficoltà e sottovalutazioni nei colloqui di lavoro, ma soprattutto perchè vogliono dei figli.

Lo rivela un nuovo studio della Cornell University (Usa), che sarà pubblicato su ‘American Scientist’.

“La maternità, e le politiche che la rendono incompatibile con una carriera dedicata alla ricerca, pretendono un tributo dalle donne che è pregiudizievole per la loro vita professionale. Anche solo il progetto di avere in futuro dei figli porta le donne ad abbandonare la ricerca con un tasso doppio rispetto agli uomini”, spiegano Wendy Williams e Stephen Ceci, autori dello studio.

“E’ tempo per le università di abbandonare la vecchia idea sulla sottorappresentazione delle donne nella scienza come unica conseguenza di una sottovalutazione” da parte di chi è nelle condizioni di decidere “e, invece, pensare che sia il risultato di politiche sorpassate, create in un momento in cui gli uomini con delle mogli casalinghe governavano l’accademia”, sottolinea Williams, che ha fondato il Cornell Institute for Women in Science, un centro di ricerca e di sensibilizzazione che studia e promuove le carriere delle scienziate.
Per il loro studio, Williams e Ceci hanno analizzato i dati relativi alle carriere accademiche di donne e uomini, con e senza figli, in campo scientifico. Gli studiosi hanno scoperto così che, prima di diventare madri, le donne possono vantare carriere equivalenti o anche migliori di quelle degli uomini. “Sono pagate e promosse come i colleghi, e hanno maggiori probabilità di essere assunte al primo colpo”, ha detto Williams. Ma tutto cambia al momento di pianificare un figlio.

Beh! Comunque alcune differenza tra noi e gli Usa ci sono, eccome!

Intanto nel Paese a Stelle e a Strisce la penalizzazione delle donne riguarda solo le carriere scientifiche, dai noi lo spettro, mi pare, sia a largo raggio!

Lì la remunerazione tra uomo e donna non vanta differenze. Dai noi, lo rivelano gli ultimi dati Istat, il gentil sesso a parità di tipologia di lavoro guadagna il 20% in meno del collega in giacca e cravatta.

E in presenza di figli? Non ne parliamo proprio!

“La vita è fatta di scelte, mi ripete sempre mio marito. Tu ha fatto quella di voler diventare mamma, con l’aggravante del secondo figlio! Hai pure la fortuna di avere un marito stupendo. Che vuoi di più dalla vita?”

Un tucano…

17 risposte a “Maternità e carriera scientifica, un binomio impossibile!

  1. @rossella31: non è che la moto non gli desse emozioni. era il fatto che è pericolosa e non voleva potesse succedergli qualcosa e lasciarci soli. qiesto pensiero l’ha portato a scegliere di vendere l’amante…

  2. @Cettina grazie per i complimenti, ma te li rigiro. Tu sei una persona veramente speciale, credimi quello che fai tu io non saprei proprio farlo. Non preoccuparti per la traversata in mare, non credo che possa capitare nulla. Beata te che tuo marito ti fa guidare, io una volta ho portato il mio ad una gara, e mentre mi vestivo poco mancava che voleva anche lui la tuta e il casco. Un bambino in un negozio di dolci, hai presente? In famiglia è lui l’uomo e quindi guida lui, male, ma guida lui. La velocità è bella, ma solo in pista per quanto mi riguarda. Sulla strada rispetto il codice stradale alla lettera.
    @ciocco73 tuo marito ha fatto bene a vendere la moto se non gli dava più emozioi. Però quando si sentirà di cavalcarla ancora, puoi fargli un regalo. Esistono circuiti dove si va a fare dei corsi di guida sicura e guida veloce. Praticamente un giorno ti fanno guidare in pista con gli istruttori che ti insegnano a fare le evoluzioni e la guida sicura in condizioni climatiche diverse. Io ho regalato una di queste giornate a mio marito (voleva tanto fare un giro quando mi accompagnava a fare qualche gara), non hai idea di come è stato felice. L’ultima volta che gli ho regalato quest’esperienza è stato a Natale dello scorso anno. Mi sta ancora ringraziando. E lo stesso vale anche per te. I corsi possono essere fatti sia da uomini che da donne. Io stesso ho presenziato diverse volte alla guida sicura in rosa. Corsi di guida per le donne. Non sai il divertimento.

  3. @rossella31-@maria: anch’io non amo troppo la velocità se sono una passeggera, ma adoravo fare la “zavorra”. mio marito aveva la moto e insieme abbiamo fatto tanti giri(anche a delle belle velocità, mi ricordo un bel 170/190 km/h) e quando ha dopo la nascita di luca ha deciso di vendere la moto io non ero molto d’accordo. mi mancano quei momenti in cui, sulla sua “amante a due ruote e non a due tette”, eravamo così vicini nella ns passione. sono riuscita a rimandare la vendita finchè il ns piccolo ha avuto un anno, un anno in cui mio marito ha deciso di non usarla più. stando a lui, non riusciva più a divertirsi come prima, il pensiero correva sempre a me a casacon il piccolo e proprio per il piccolo ha deciso di venderla.
    ora la ns passione per la moto la viviamo sul divano, tutti e tre (luca è patito delle moto da quando era piccolino, si fissava estasiato le moto in gara, ne imitava il rumore e non le filava se erano ferme) e anche così è bello.
    ma mi manca la velocità, la sensazione di libertà che la moto trasmette quando la cavalchi…se mi sente mio marito e mia mamma mi prendono per matta!

  4. @Patrizia: forza e coraggio! vedrai che tutto si sistemera’, pensa sempre positivo e non farti abbattere…..noi donne siamo la colonna portante della famiglia…se ci fermiamo e arrendiamo noi va tutto a rotoli! un abbraccio

  5. @ Rossella31 Ti ammiro tantissimo per quello che fai, per come sei e per come affronti tutto quello che ti sta succedendo, sai che anche a me piace guidare? Non alla tua stesssa velocità perchè ciò forse mi provocherebbe un infarto, ma a guidare quando usciamo con la mia metà e con le piccole sono sempre io, mio marito sinceramente ha rinunciato per tutto quello che gli dicevo quando guidava lui:- Stai Attento! Vai piano! Non ti avvicinare troppo! C’è un fosso!!- Un bel giorno si è fermato, è sceso e mi ha detto:- Basta ci rinuncio da oggi in poi quando esco con te farò il passeggero- E così è stato.Ti dirò che quando guido io lui è tranquillo non mi dice niente perchè sa che ho avuto un buon istruttore e cioè lui, è 25 anni che ho la patente e adesso mi preparo a fare il lungo viaggio che da Genova mi porterà a Bergamo dai miei figli a giugno, è pur vero che già quattro anni fa incinta di 5 mesi già questa strada l’ho fatta e quindi già la conosco, però prima mi aspetta la traversata in mare e lì ho un pò più paura. Ti mando un Grandissimo Abbraccio virtuale e Un Abbraccio a Tutte da Cettina

  6. Ragazze a proposito di lavoro….dopo ben 16 anni di onesto lavoro sono stata licenziata(avevo un contratto a tempo indeterminato)….dicono per “diminuito lavoro”…! Che dire…mio marito mi consola in tutti i modi ma io da quando ho finito le scuole ho sempre lavorato….mi sono laureata dopo essermi sposata e aver avuto il mio Nunziotto, poi Carletto e sempre lavorando….mi sento sul depresso….mio marito dice che avrò più tempo per lui e soprattutto per i miei amori….è vero ma io dovrò imparare a riorganizzarmi la giornata e credetemi non è facile! Vi aggiornerò dal 1 marzo da quel giorno sarò a casa! Bacioni a tutte

    • Patrizia,
      mammamia che brutta storia.
      Ma ti dico una cosa: sono in tante purtroppo le mamme che mi scrivono raccontandomi disavventure simili alla tua. Alcune però sono riuscite a riorganizzare la loro vita trovando un altro impiego!
      Il momento, ahinoi, non è dei migliori. E immagino che ricollocarsi sia difficile. La mia vicina di casa ha impiegato 7-8 mesi, ma alla fine ha trovato un lavoro ancora più vicino a casa, ben retribuito e che la soddisfa. E intanto si è goduta i suoi bimbi facendo cose che mentre lavorava non poteva fare: giri in bici, piscina, passeggiate, pic nic, eccetera.
      Ti auguro con il cuore di avere la sua stessa fortuna!
      Ma per attirare la fortuna occorre ottimismo, quindi scaccia via i segni di depressione! e quando vuoi urlare… vieni pure qua! 😉

  7. @Maria, va bene allora niente. Facciamo così, io vado a correre e dopo ci vediamo davanti ad una bella fetta di cheesecake ( è il mioo dolce preferito). Quello che faccio io a casa mi viene anche buono, ma mentre io rassetto la cucina padre e figlio l’hanno già finito, quindi non riesco mai a godermene una fetta. Va meglio questo programma? Comunque credimi, guidare in pista e totalmente diverso che guidare in strada. Primo non ci sono altre macchine. Secondo se vai a sbattere ( a volte lo faccio di proposito perchè è troppo divertente) rimbalzi contro le protezione. Stile gettarti contro dei muri di gomma e rimbalzare. Terzo sei tutta coperta, tuta e casco. La possibilità di farti male è minima. Ma va bene anche il tuo programma

  8. @Maria, si mi piace guidare, soprattuto in condizioni climatiche difficili (piogge e neve). Mi rilassa, mi ricarica, perchè uso la pista come una palestra. Mi sfogo così evito di schlerare. In famiglia purtroppo mio marito vuole fare l’uomo e quindi quando c’è lui non mi fa guidare, ma gli cedo volentieri il volante. Solo che quando sono in macchina e non guido io devo mordermi la lingua per non criticare. Capisco che guidare in città non è il massimo, ma appena ricomincerò a correre e verrò dalle tue parti ti inviterò per un giro in pista. Vedrai sarà bellissimo. Uscirai dalla macchina stanca morta, ma carichissima. Non hai idea di quanta adrenalina produce un giro di pista a 250 km.

    • Rossella, ti ringrazio cara, ma anche no!!
      Non ti offendere, ma io oltre i 130 in autostrada comincio a urlare: piano, vai piano!
      Non sarei una buona compagnia. Adrenalina? quanta ne vuoi davanti ad una cheesecake ai frutti di bosco.
      Lì sì che potrei dare il meglio di me 🙂 🙂 🙂
      250 non li voglio vedere neppure scritti sul contachilometri!!

  9. Ciao, io non ho una carriera scentifica come ben sapete, ma è vero che nel mio lavoro, a parita di mansioni, io percepisco il 27,12% in meno di un collega pilota come me. Addirittura se fissi dei tempi in pista non eguagliati da altri, se sei una donna non ti viene riconosciuto il bonus extra. Ne vogliamo parlare? Quando ho chiesto che mi venissero riconosciuti i record di pista non eguagliati, mi è arrivata una bella targhetta celebrativa. Un mio collega che aveva un record di pista su un altra vettura (stessa cilindrata ma modello diverso) ha visto il bonus di 500€ in busta paga. Credo che le mie urla ancora rieccheggiano in ufficio. Ma non cv’è stato nulla da fare.

    • Rossella, ma a te piace proprio guidare? Una curiosità: quando vai a passeggio con la tua famiglia chi guida?
      Io guido per dovere non per piacere. E quando posso… mollo subito il volante 🙂
      Un lavoro come il tuo… non lo potrei mai fare, che donna che sei!

  10. E’ vero, non si può volere tutto dalla vita… Ma per chi – come me – ha scelto la ricerca, si tratta di qualcosa di più importante di un semplice lavoro che ti fa guadagnare il pane. E’ una passione che ti impegna 24/7, soprattutto se si ha a che fare con test di laboratorio, che hanno tempi molto rigidi e ritmi serrati. Ho fatto questa scelta consapevolmente, ma il prezzo è caro. Il problema, però, a mio parere non è la ricerca in sé. E’ che la ricerca è, in molti settori, strettamente legata al mondo accademico. Questo è il vero punto debole per chi la sceglie, soprattutto in Italia. Mandano avanti persone con contratti-truffa di massimo 6-12 mesi alla volta (quelli a tempo indeterminato sono per parenti, o parenti di colleghi, e sono comunque pochissimi in ogni dipartimento). Stipendio da fame, niente contributi, niente malattie, niente maternità… Chi lo fa un figlio a queste condizioni?! L’unica ancora di salvezza è avere un marito con un lavoro che permetta di campare a tutta la famiglia…ma è una specie sempre più in via di estinzione! :o) All’estero – parlo per esperienza diretta, sono “scappata” due anni fa – le cose vanno un pochino meglio e i ricercatori sono lavoratori a tutti gli effetti. Tutte le mie colleghe che lavorano in Europa (anche a livelli molto alti) hanno almeno un figlio a testa. Hanno scelto di farlo liberamente, senza paura di ripercussioni da parte dei capi. Certo, la famiglia è lontana, il congedo di maternità non è quasi mai più lungo di 3-6 mesi e volte “sclerano” un po’, ma vi assicuro che raramente è per colpa del lavoro!

    • Laura conosco bene il problema. Ho diverse amiche che lavorano nel campo scientifico e prima di riuscire ad avere un contratto a tempo indeterminato hanno lottato parecchio. In tante hanno ancora contratti a tempo determinato. E la scelta di avere figli, sapendo che figli = addio al contratto è dura!
      Soprattutto quando il lavoro, come dici tu, è passione!
      In bocca al lupo per tutto

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