Tuo figlio vuole vincere sempre? E sa accettare le sconfitte?

Vi capita mai di giocare con vostro figlio, di competere con lui e di farlo vincere?
Sicuramente sì! Ogni genitore tende a far primeggiare il proprio piccolo, lodandolo perché è forte, perché è bravo, eccetera, eccetera.
E avete mai provato a farlo perdere?
Io sì, e vi posso assicurare che la reazione non è affatto bella.
Marco, quando era più piccolo e perdeva metteva in atto delle sceneggiate da far rimanere a bocca aperta anche Robert De Niro!
Un attore unico! Con tanto di urla, strepiti, angosce, eccetera.
Adesso invece, se arriva secondo cambia le regole del gioco: vince chi arriva dopo il primo! Oppure: non era questa la gara, bisognava andare di lì, di là, su e giù!

A casa fa il leone. Tra me, il padre e il fratello più piccolo riesce comunque a cavarsela.
Io scherzando gli dico sempre: “Ti piace vincere facile, po, po-po, po-po-po-ro!”, riprendendo le note di una famosa pubblicità!
Ma a scuola no! Lì la competizione è vera, nessuno dei suoi compagni si fa “pecora” per lui! E lì… spesso non vince, e allora?
Allora capita che ci rimane male, che si isola, eccetera.

Ma noi genitori possiamo fare qualcosa per fargli capire che “giocare è bello anche se non si arriva primi?”
Secondo gli esperti di “Figlie Felici” qualcosa possiamo fare.

Innanzitutto stimolare i nostri figli rispettando la sempre la loro natura.
Le interrogazioni a scuola, i voti, le gare sportive, le relazioni con i fratelli o gli amici più grandi per i bambini sono un banco di prova quotidiano su cui costruiscono la loro autostima e sicurezza. Devono capire che in ogni circostanza se la devono cavare da soli. E noi possiamo aiutarli in questo modo:

1) Assecondarli e incoraggiarli quando vogliono mettersi in gioco o diventare più autonomi: “Faccio io mamma, sono bravo!”
2) Scoraggiare e punire i comportamenti prepotenti e scorretti
3) Educarli a rispettare sempre le regole e lasciare che i bambini vivano anche le piccole frustrazioni, in questo modo si rafforzano
4) Indirizzarli verso una competizione con regole e per questo gli sport possono insegnare tanto. Impareranno non solo la lealtà, ma anche che sbagliando si impara.

Ecco invece cosa non fare:
1) Mai farli vincere al gioco solo perché non accettano di perdere. Questo atteggiamento alimenta nei bambini un falso senso di onnipotenza
2) Mai criticarli o prenderli in giro per errori o sconfitte. Si sentono umiliati e scoraggiati.
3) Mai fare paragoni con altri bambini, proponendo modelli “ideali”: si sentiranno inadeguati!

Che dire?
Secondo me questi ultimi consigli sono preziosi!
Soprattutto l’ultimo, quello dei paragoni. Mia madre lo ha sempre fatto e a me dava un fastidio!
All’università, quindi ero bella grandicella, ogni volta che dovevo sostenere un esame, puntualmente il giorno prima mi diceva: “La figlia della mia amica ha fatto ieri un esame e ha preso trenta!”.
Grrrrrrrr! Che rabbia! Avevo già i nervi tesi per fatti miei. L’ultima cosa che volevo sentirmi dire è che questa tizia aveva preso 30. Magari pure con la lode!
Ve lo giuro, non lo sopportavo.
Io e questa ragazza prima eravamo anche amiche. Ma sapete che alla fine, per colpa di questo atteggiamento di mia madre, preferivo evitarla? Poverina lei non mi aveva fatto nulla! Ma a pelle… non la digerivo più! … E la mia autostima era più che costruita e solida!

Non voglio immaginare i danni che si possono fare ai bambini con questi atteggiamenti!
Pensiamoci prima di fare paragoni….

7 risposte a “Tuo figlio vuole vincere sempre? E sa accettare le sconfitte?

  1. proprio questo Natale “abbiamo” imparato l’arte del perdere.. con le carte. La mia bimba ha quasi 4 anni ed ha imparato a giocare a “l’Asso che fugge” divertendosi da matti e non tanto perchè la lasciavamo vincere quanto per una massiccia dose di fortuna. Poi la ruota gira ed ha iniziato a perdere.. prima scenate e poi piano piano ha iniziato a voler cambiare le regole fino ad arrivare a dirmi.. mamma non si puo’ sempre vincere…. direi che insegnare a perdere è un ottimo esercizio per rafforzare l’autostima e… farci tante risate ^_^

  2. Sono d’accordo anch’io!
    Bisogna insegnare ai bambini che non sempre si può vincere e bisogna anche saper perdere.
    nella vita: a scuola ,nello sport e nel lavoro è molto probabile che dovranno confrontarsi con chi è migliore di loro per cui noi genitori dobbiamo intelligentemente sforzarci di fargli vivere la sconfitta come un momento di crescita.
    Credo che la competitività vada bene ma se è positiva cioè se vissuta per migliorarsi.
    I miei genitori, per troppo amore, mi hanno sempre detto (continuano a farlo) che sono bellissima, bravissima, buonissima e che nessuno è miglire di me: SBAGLIATISSIMO! Io con mia figlia cerco di comportarmi diversamente perchè voglio prepararla alla vita.
    Spero di riuscirci, perchè si vive male a cercare di non deludere i genitori e el loro stupide aspettative!!!!

  3. Non so se e’ merito di noi genitori o dell’eta’ di Federico, ma ancora lui non ha un grosso spirito di competizione o smania di vincere anche rispetto ad alcuni suoi amichetti. A casa non lo facciamo vincere facile, qualche volta capita, ma in linea di massima se si gioca si gioca, quindi si puo’ vincere o perdere per ora non se la prende tanto quando perde. Quando gioca con i figli di amici piu’ grandi di lui quasi sempre perde e loro ci tengono a sottolinarlo ” ho vinto io tu hai perso” ma Fede non si scompone e dice “sono arrivato secondo?” . Come gia’ avevo scritto in precedenza lui se la prende piu’ con se stesso se non riesce a fare qualcosa che vorrebbe, ma non fa confronti con gli altri e noi ce ne guardiamo bene di fare paragoni sia in positivo che in negativo, anzi soprattutto dopo i consigli della dottoressa Santarelli cerchiamo ancora di piu’ di incoraggiarlo a migliorarsi senza caricarlo di aspettative. Vedremo tra un po’ vedo che quasi tutti i bimbi si comportano come Marco per cui credo che dovremo aspettarcelo prima o poi…

  4. Proprio la settimana scorsa mi è capitato un episodio di questi… eravamo io, mia figlia e il figlio di mia cugina k ha 9 anni e stavamo giocando al gioco dell’oca allora io ho vinto Miky è arrivato secondo e mia figlia ank se ha tentato di imbrogliare in tutti i modi possibili e immaginabili è arrivata terza allora ha messo il broncio e non voleva più giocare e così le ho cercato di far capire k non è importante vincere ma divertirsi e le ho fatto l’esempio del cuginetto k nonostante ank lui avesse perso non aveva messo il broncio ma si era semplicemente divertito… speriamo abbia capito, e cmq mia figlia a causa dei nonni è abituata k lei vince sempre quindi le sconfitte non le regge ank a scuola è così infatti la maestra mi racconta di episodi simili… mah speriamo bene

  5. concordo: sono tutti consigli utili, che io cerco sempre di attuare, semplicemente perche’ vedo coi miei occhi i danni che fa un padre cosi’…mio marito e’ cresciuto con un padre che, non per cattiveria, quanto piuttosto per ignoranza in queste cose, lo ha sempre deriso davanti agl ialtri pensando di essere simpatico, mai incoraggiato, mai apprezzato anche solo per essere arrivato o per averci provato, perche’ se non arrivava primo (in tutte le cosE) non andava bene.
    gli ha insegnato che l’importante e’ vincere.
    alla fine mio marito e’ diventato uno molto competitivo nello sport, e se non fa bene come dice lui, ci rimane molto male.va in crisi. si sente frustrato se, anche soprattutto agli occhi di suo padre, anche ora che ha 37 anni, quando corre, no nha fatto abbastanza. io di questo incolpo mio suocero.
    siccome per me vincere e’ l’ultima cosa, e non voglio che mia figlia si senta frustrata semplicmenete per no nessere arrivata prima, evito paragoni, e critiche. semplicemente la incoraggio perche’ anche se non e’ riuscita a fare una cosa, l’importante e’ averci provato.
    pero’ sul fatto di non farla vincere, faccio mea culpa…mi ero gia’ proposta di cambiare il mio modo di fare, di farla perdere qualche volta, perche’ vedo che con gli altri bambini a volte non accetta di perdere quando gioca…ci lavorero’…

  6. In questo sono stata fortunata. I miei non hanno mai fatto paragoni tra me e le mie amiche di scuola, né tra mio fratello (più piccolo) e me. Anche perché in quest’ultimo caso… era lui che era più bravo, nello studio!

    Anzi, era talmente radicata l’idea di festeggiare dei compiti difficili andati bene, che anche all’università quando passavo un esame complicato con un bel voto, io o mia madre compravamo delle pastarelle per festeggiare!

    I danni purtroppo si fanno eccome… conosco anche io un paio di genitori che fanno paragoni e i figli non ne traggono vantaggio. Un giorno il padre di un mio compagno delle elementari/medie (io avrò avuto 20-23 anni), parlando del figlio, disse davanti a e me e ai miei “eh vedi lei che brava, è andata all’università… magari ad averla avuta io come figlia, altro che il mio”… Io così O.O
    Fortuna che il figlio non c’era… lui ha sempre fatto così: i figli altrui erano meglio del suo.

    Cmq è anche vero che far sempre “vincere facile” fa danni tanto quanto paragonare sempre ai figli altrui…

  7. D’accordissimo! Ci sono tanti genitori che si pavoneggiano ed è tutto un “il mio di qua il mio di là”.. che poi un bambino di 3 o 4 anni cosa farà tanto meglio rispetto a un altro? I primi a doversi prendere un pò meno sul serio sono loro. Altra cosa che mi sento di dire è che bisogna solo dire ai figli di fare del loro meglio, senza colpevolizzarli se la verifica è andata male o il disegno non è uscito bene. Se abbiamo verificato che l’impegno c’è stato perchè infierire?

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