Bimbi iperattivi? Da grandi nei guai finanziari

Care mamme il vostro bambino è iperattivo? Ha poco autocontrollo? Un consiglio: cercate di rimetterlo subito in riga, di riportarlo al più presto sulla “retta via” oppure da grande avrà “seri guai finanziari”. Più o meno entro i 32 anni di età.
E le brutte notizie non finiscono qui. Sempre a causa dell’iperattività questi bambini saranno anche i più inclini ad andare incontro a problemi di salute e a incappare nelle dipendenze come fumo, alcol, droghe. Insomma… una catastrofe annunciata.
A proferire tale “sentenza” non è Nostradamus (anche se potrebbe sembrare!), ma uno studio condotto dai ricercatori della Duke University diretti da Terrie Moffitt e Avshalom Caspi.

Insieme a un gruppo di colleghi internazionali questi studiosi hanno ‘misurato’ l’autocontrollo dei piccoli intervistando genitori, insegnanti e sottoponendo a test gli stessi bambini. Bassa capacità di sopportare le frustrazioni, mancanza di perseveranza, iperattività, ma anche agire prima di pensare, difficoltà nell’aspettare il proprio turno e di non essere mai stanchi sono stati gli elementi ‘nel mirino’ dei ricercatori.

Ebbene, secondo questi luminari della scienza, i bambini che hanno totalizzato i punteggi più bassi nei test, una volta adulti sono risultati decisamente più a rischio di problemi respiratori, gengiviti, malattie sessualmente trasmesse, infiammazioni, sovrappeso, colesterolo alto e ipertensione. L’impulsività e l’incapacità di autocontrollo, oltretutto, ha reso queste persone più inclini ad avere difficoltà finanziarie e problemi di dipendenza con alcol, fumo, cannabis e droghe pesanti. Infine, anche a essere genitori single.

Ma non mancano le notizie positive. Nonostante tutto, infatti, i bambini che in qualche modo, crescendo, sono riusciti a migliorare il loro autocontrollo, da grandi hanno avuto meno problemi rispetto a quanto i punteggi totalizzati da piccoli avrebbero lasciato pensare.

Per rinforzare l’analisi sull’importanza dell’autocontrollo, il team della Duke ha condotto la stessa analisi su un campione di 500 coppie di gemelli in Gran Bretagna. Scoprendo che i piccoli con poco autocontrollo a 5 anni erano più inclini dei fratelli più calmi a iniziare a fumare precocemente, andare male a scuola e avere comportamenti antisociali a 12 anni. “Questo mostra che l’autocontrollo è importante di per sè, indipendentemente da altri fattori che i gemelli condividono, come i genitori e la vita domestica”, concludono gli autori.

Cosa penso di questo studio? Io da piccola avevo difficoltà ad aspettare il mio turno, non ero perseverante, le frustrazioni non mi facevano felice…, eppure ho superato la fatidica soglia dei 32 anni indenne. Sì, ho qualche chilo in più, ma nessuna dipendenza (a parte quella per le mie due pesti!), non ho nessuna malattia sessualmente trasmessa (almeno spero!). Sì, la gengivite sì. Ci hanno azzeccato… ma non per questo mi sento una fallita!

Ah.. un’ultima cosa, adoro i bambini vivaci, quelli brillanti, con tanta voglia di fare e di divertirsi. Ovviamente per tutto c’è la giusta misura e ai bambini bisogna farlo capire, ma quello è un compito che spetta a noi genitori!

19 risposte a “Bimbi iperattivi? Da grandi nei guai finanziari

  1. Quando una sbaglia a dare giudizi occorre fare ammenda e questa volta lo sbaglio lo fatto io

    a darli forse in maniera affrettata, mi scuso con il moderatore e lo ringrazio di avermi permesso

    di partecipare alla discussione

    a presto Maria Antonietta

  2. Per Maria Antonietta: il moderatore sono sempre io, Maria. Scusa se ho pubblicato il tuo commento in ritardo… Non è una questione di censura, ma solo di “week end”. Comunque grazie a te, a Lilly, a Deborah e a tutti gli altri. Ci state dando delle informazioni importantissime, anche attraverso un dialogo “acceso”, su questo difficile problema.

  3. Complimenti al moderatore per la ” par condition”

    a quanto pare volete pubblicizzare solo un determinato

    tipo di discorso………

  4. Deborah…sai quanti bambini e adulti sono morti a causa delle chemioterapie? E\’ un mix di veleni dannosissimi…ed è l’unica cura contro il cancro.
    Quando un giorno scopriremo un metodo migliore della chemio per il cancro, o del ritalin per l\’adhd, o del litio per la sinfrome maniaco depressiva…saremo tutti più contenti a partire dal nostro fegato. Un fatto è certo: il ritalin funziona e anche bene. Previene lo svilupparsi di depressione e disturbo della condotta (due naturali evoluzioni adolescenziali dell’adhd grave).

    E so che se tuo figlio avesse un cancro non gli negheresti la chemio solo perchè c’è una
    \"tendenza moderna di eccessiva sufficienza nell’utilizzo di farmaci e di psicofarmaci, causata in generale sia dai ritmi di vita moderni che non permettono più troppi tempi per relax …l’abbassamento della soglia di sopportazione del dolore e della sofferenza..\"

    P.S. Il ritalin non è ‘la cura’ di questi disturbi ma solo un ausilio alla cura, che è invece comportamentale e coinvolge specialisti, famiglia e scuola. Si prescrive solo in casi gravi (almeno 12 sintomi, manifestati continuativamente per almeno 6 mesi, in almeno 2 contesti differenti con significativo peggioramento della qualità della vita). Funziona perchè il bambini con adhd hanno un deficit dopaminergico.

  5. Nel 2007, l’Italia ha istituito un “Registro”dei bambini in cura per l’ ADHD con i due farmaci in commercio da noi, metilfenidato o atomoxetina.
    Imedicinali possono essere prescritti solo dai Centri iscritti al Registro, che devono operare secondo criteri
    per il percorso diagnostico e terapeutico prestabiliti. «Vogliamo evitare eccessi di diagnosi e di prescrizione –
    spiega Pietro Panei, responsabile del Registro presso l’ Istituto Superiore di Sanità -. Un bimbo con sospetto
    ADHD, segnalato dal pediatra, è valutato nei centri di neuropsichiatria infantile del territorio, dove, in caso
    di diagnosi accertata, inizia la psicoterapia. Se i problemi non si risolvono, arriva a uno dei Centri di
    riferimento e ripete i test; in caso di conferma di ADHD, si decide la strada terapeutica dando la precedenza
    al trattamento senza farmaci». E, infatti, un terzo dei 120 Centri, pur avendo fatto diagnosi di ADHD, non ha
    mai inserito un paziente nel Registro per la cura con i farmaci. Farmaci non privi di effetti collaterali: con il
    metilfenidato, ad esempio, si rischiano danni cardiovascolari; l’ atomoxetina aumenta il pericolo di suicidio.
    E di fatto si sa ancora poco sulle conseguenze di un uso a lungo termine, iniziato da piccoli. Per capire meglio
    gli effetti sulla crescita è in corso uno studio europeo cui partecipa anche il Registro italiano. «Sono farmaci
    da usare solo quando servono davvero – interviene Maurizio Bonati, responsabile del Laboratorio per la
    Salute Materno Infantile del Mario Negri di Milano -. Ma in Italia siamo lontani dagli eccessi dell’ America
    dove c’ è una forte medicalizzazione indotta anche dalla spinta a risparmiare: le pillole costano molto meno
    di una psicoterapia che si affronta dopo un iter che richiede più di uno specialista e 12 ore di test e
    valutazioni cliniche». La diagnosi è peraltro il nodo critico di tutta la faccenda. Chi mette in discussione l’
    esistenza dell’ ADHD in quanto malattia, sottolinea l’ inadeguatezza dei test, ai quali risulterebbe “positivo”
    qualunque bambino un pò vivace. Nel questionario, che può essere usato anche da genitori e insegnanti per
    indirizzare i primi sospetti ci sono nove situazioni da valutare, tra cui, ad esempio, la riluttanza nel fare i
    compiti, la tendenza a non ascoltare, ma i comportamenti, per essere significativi devono, per esempio,
    persistere da almeno sei mesi, creare disagio in più contesti. «Le valutazioni di genitori e insegnanti sono
    importanti – sottolinea Giuseppe Chiarenza, vicepresidente della Società italiana di neuropsichiatria dell’
    infanzia e dell’ adolescenza -. Durante una visita, più difficilmente si manifestano problemi di distrazione e
    iperattività: è in gruppo che essere attenti richiede più fatica». Resta un fatto: come per molte patologie
    neuropsichiatriche la diagnosi è clinica. Una freccia nell’ arco di chi nega l’ esistenza dell’ ADHD, ma
    qualcosa sta forse cambiando. «Esistono prove che l’ elettroencefalogramma dei bimbi con ADHD è diverso
    dalla norma – dice Chiarenza -. E la valutazione dell’ attività elettrica del cervello può anche indicare chi sta
    rispondendo ai farmaci, mentre i test approfonditi sull’ attenzione individuano chi può trarre più beneficio
    dalle medicine. Una diagnosi accurata è fondamentale per impostare il trattamento, tenendo presente che
    spesso basta insegnare ai genitori un nuovo modello di comportamento col figlio, che lo gratifichi e lo
    incoraggi anziché farlo sentire “difficile”».
    Come vedi qui in Italia le cose funzionano in maniera diversa…….poi ad ognuno libera scelta, tengo a precisare e penso me ne darai atto che qualunque farmaco usato con negligenza può dare effetti collaterali…..si leggono in tutti i bugiardini di qualsiasi farmaco.
    Poi ad ognuno libera scelta…di credere o non credere, fidarsi o meno……io ho scelto di credere e di fidarmi…e di aiutare mio figlio a costruirsi una vita serena….la cosa che mi fà imbestialire quando si parla di Adhd o di farmaci e che, in tanti si sentono in dovere di dare giudizi molto affrettati…..sono certa che queste persone non hanno mai avuto a che fare con questa patologia,che provoca un enorme sofferenza per chi ne è affetto e per la sua famiglia.
    Concludo dicendo che a mio figlio la diagnosi è stata fatta dopo anni e anni e sopratutto dopo aver provato tutte le alternative possibili al farmaco……..
    ps..forse sarebbe utile confrontare con serenità ambedue le scuole di pensiero……e ancora più utile ascoltare le famiglie che combattono ogni giorno contro pregiudizi di ogni genere.

  6. @maria antonietta… mi scuso per l’errore di battitura…
    Leggi pure qui!
    IO NE SONO PIENAMENTE D’ACCORDO…

    Tutti gli organismi che riconoscono l’esistenza dell’ADHD affermano che la terapia farmacologica va evitata per i casi più lievi. Di fatto, però, il ricorso al Ritalin è la soluzione meno impegnativa e, secondo i maligni, l’unica che veramente interessa agli “inventori” dell’ADHD. I profitti delle aziende farmaceutiche, in vertiginosa crescita, sono il primo indicatore utile per riconoscere chi ha veramente guadagnato dal riconoscimento della sindrome.

    Il farmaco usato più comunemente è il Ritalin Metilfenidato prodotto da un colosso svizzero.

    Il Ritalin discende direttamente da alcune anfetamine in voga tra la comunità hippy nordamericana negli anni ’70 ed è stato considerato fino al 2003 in Italia sostanza illegale assimilabile alle droghe, tabella I (con l’eroina per intenderci), tanto da risultare illegale. Lo stesso si può dire per la DEA, dipartimento antidroga americano, che considera il Metilfenidato come droga (come tale, vista l’attuale diffusione, è utilizzata in molti campus oltreoceano ancora oggi).

    «Io ho conosciuto il Ritalin per la prima volta nel 1966 a San Francisco, dove svolgevo ricerche in preparazione di un libro sul movimento psichedelico o hippie. –racconta in un suo libro un ricercatore, Tom Wolfe- A volte li vedevi completamente immersi in un delirio totale da Ritalin. Non un gesto, non un\’occhiata: potevano essere assorti in qualsiasi cosa – un tombino, le rughe del palmo delle proprie mani – per un tempo indefinito, saltando un pasto via l\’altro, fino all\’insonnia più totale… puro nirvana da metilfenidato».

    Il Metilfenidato è in verità uno stimolante ma viene utilizzato per sedare i bambini perché è oggetto a un effetto paradossale per il quale, se usato in determinate quantità (grandi, almeno per il fisico di un giovane tra i 6 e i 18 anni), passa dal risultare eccitante al risultare calmante. Il Metilfenidato tende a causare dipendenza e sono documentati casi di bambini, negli USA, che chiedevano ai medici scolastici somministrazioni di quantità sempre maggiori. Diversi studi hanno messo in relazione l’utilizzo di Metilfenidato con la tendenza al suicidio e con la tossicodipendenza in età adulta; in generale l’assunzione di 3 o 4 pillole al giorno fin dalla tenera età non è altro che un addestramento all’uso di sostanze stupefacenti ma anche la tendenza all’abuso di farmaci e psicofarmaci.

    Un capitolo a parte sarebbe da dedicare alle controindicazioni. Il Ritalin è stato indicato come concausa nella morte di alcuni bambini in America, ma al di là di questo la lista degli effetti collaterali fa rabbrividire, specie se si pensa che questo farmaco viene somministrato per una malattia che secondo molti autorevoli esperti non esiste nemmeno come tale. Alcuni degli effetti collaterali sono indicati, in Italia, sia nel foglietto illustrativo del Ritalin (1), sia nel modulo di consenso informato dell’Istituto Superiore di Sanità (2), sia nel documento di Consensus che ha dato il via libera, nel 2003, al riconoscimento dell’ADHD (3).

    Questo un elenco più esaustivo delle controindicazioni del Metilfenidato, sostanza bandita dal Comitato Olimpico Internazionale, elencate da Peter Bruggin (Direttore del Centro di Studi Internazionale di Psichiatria e Psicologia, IPSS), uno dei massimi esperti di psichiatria infantile:

    Funzioni Cardiovascolari: Palpitazioni – Tachicardia – Ipertensione – Aritmia cardiaca – Dolori al petto – Arresto cardiaco

    Funzione cerebrali e mentali: Mania, psicosi, allucinazioni – Agitazione, ansia, nervosismo – Insonnia – Irritabilità, ostilità, aggressione – Depressione, ipersensibilità emozionale, pianto facile, introversione – Riflessi ridotti – Confusione – Perdita di spontaneità emozionale – Convulsioni – Comparsa di tic nervosi

    Funzioni gastrointestinali: Anoressia – Nausea, vomito, cattivo gusto in bocca – Mal di stomaco, crampi – Bocca arida – Costipazione, diarrea

    Funzioni endocrine e metaboliche: Disfunzione della ghiandola pituitaria, alterazione della produzione dell\’ormone della crescita – Perdita di peso – Arresto o ritardo della crescita – Disturbi delle funzioni sessuali

    Altre funzioni: Visione sfumata – Mal di testa – Insonnia – Depressione – Iperattività e irritabilità – Peggioramento dei sintomi caratteristici dell\’ ADHD – Ridotta capacità di comunicare e socializzare – Aumento del gioco solitario e diminuzione del periodo complessivo di gioco – Tendenza ad essere socialmente inibito, passivo e sottomesso – Piattezza emozionale. (4)

    Non sappiamo cosa possa portare un genitore a somministrare a suo figlio prodotti con un simile biglietto da visita. Smarrimento, sgomento e disinformazione, prima di tutto, insieme a fiducia in chi propone questi prodotti e all’amore per i propri figli che rischia di rendere ciechi. Fatto sta che in America, per quanto questo possa sembrare assurdo, sono milioni i bambini che sono stati drogati con questo prodotto che, lo ricordiamo, è acquistabile con apposita ricetta anche in Italia.

    Una considerazione generale: il ricorso a psicofarmaci pesanti come quelli indicati per il trattamento dell’ADHD conferma la tendenza moderna di eccessiva sufficienza nell’utilizzo di farmaci e di psicofarmaci, causata in generale sia dai ritmi di vita moderni che non permettono più troppi tempi per relax, riposo e naturale recupero delle energie ma che richiedono allo stesso tempo una costante efficienza, sia all’abbassamento della soglia di sopportazione del dolore e della sofferenza, sia al massiccio marketing che investe i farmaci e simili, al centro di uno dei business più ghiotti, considerati oramai un prodotto di consumo piuttosto che un rimedio estremo.

    Si spiegano così i 400 ricoveri al giorno per intossicazioni da farmaci (solo in Italia), le numerosi morti e tutte le patologie (allergie e patologie più o meno misteriose) che possono avere a che fare con l’assunzione di dosaggi inusuali di sostanze.

    L’efficacia della cura con Ritalin è, secondo i critici, irrisoria e trascurabile: il bambino starà sì più calmo e più tranquillo, ma i suoi risultati probabilmente non miglioreranno più di tanto e, una volta finita la terapia, il bambino ricomincerà daccapo ad esprimere la sua irrisolta irrequietezza. Il Ritalin (con Ritalin designamo, in questo caso e in altri, gli psicofarmaci utilizzati in generale per la cura dell’ADHD), alla luce di questi dati, si configura unicamente come un sedativo, una droga per di più potenzialmente letale (specie se va a interferire con patologie preesistenti nel paziente, o se viene utilizzato in dosaggi non consoni all’organismo del bambino).

    Così scriveva la NIMH, National Institute of Mental Health, nel 1999: «gli stimolanti sopprimono i sintomi della sindrome ADHD ma non la curano in se. Come risultato i bambini affetti da ADHD devono venire spesso trattati con altri psicofarmaci per molti degli anni successivi alla cura».

    Questa è la storia di Matthew Smith, piccolo malato di ADHD morto nel 2000 a 14 anni, tratta da un elenco di morti sospette di bambini dovute a psicofarmaci.

    «A Matthew piaceva andare in bicicletta, giocare a softball e aveva una passione particolare per la costruzione di fortini. Secondo suo padre, Lawrence: \"I guai per Matthew iniziarono quando l\’assistente sociale della sua scuola cominciò a chiamarci per degli incontri, lamentandosi del fatto che Matthew si \"agitava\" e che \"si distraeva facilmente\". Ai genitori venne detto che Matthew soffriva di ADHD. \"L\’assistente sociale ci disse che se non prendevamo in considerazione l\’idea di somministrare farmaci a nostro figlio, potevamo essere accusati di negligenza nei confronti dei suoi bisogni educativi ed emotivi\". Dopo che ai signori Smith fu detto che lo stimolante era sicuro ed efficace, cedettero alla pressione ed acconsentirono alla \"cura\". Il 21 marzo 2000, mentre giocava con lo skate-board, Matthew morì per un attacco cardiaco. Aveva 14 anni. Il medico legale determinò che il cuore di Matthew presentava chiari segni di piccoli danni ai vasi sanguigni causati da una sostanza stimolante di tipo anfetaminico e concluse che la morte era stata causata dall\’uso prolungato dello stimolante che gli era stato prescritto. \"Se non avessimo ricevuto pressioni dal sistema scolastico, Matthew, oggi, sarebbe ancora vivo\" – racconta il padre – \"A questo punto non posso più tornare indietro e cambiare le cose. Prego Dio, comunque, che la mia storia tocchi il cuore e le menti di molte famiglie, così che siano in grado di prendere una decisione ragionata\".»

  7. @Deborah……….forse sarebbe il caso che rileggessi tu …e ti informassi un pò di più
    di ciò che accade e non accade in Italia……..
    Molto probabilmente Lilly sà benissimo di cosa parla…..come lo sò io….
    l’ADHD esiste eccome se esiste…..solo che per molti versi per molte persone è meglio far finta di non vedere e non capire…o meglio è più semplice non accettare chi ne soffre.
    ps…sono proprio curiosa di sapere di quali danni parli…e le fonti dove ti sei informata
    spero che il tuo sia stato solo un errore di battitura …perchè il nome del farmaco non è Rintalin
    ma.. Ritalin….e ti posso assicurare nessun danno collaterali
    e allora veramente siamo davvero seri…………
    cerchiamo di non scrivere per sentito dire…..
    ti saluto
    Maria Antonietta mamma di un ragazzino adhd…e referente dell’associazione AIFA (ass italiana fam adhd)

  8. Ho 56 anni, da piccola ero talmente vivace che non mi hanno preso neppure all’asilo eppure non mi è successo niente di tutto ciò, Dio mi denedica

  9. Rispondo a Lilly… Leggi in merito ai danni che ha causato tra gli anni 70 e 90 l’abuso di un farmaco chiamato RINTALIN dato a tutti quei bambini definiti IPERATTIVI! Iperattivi per le istituzioni come la scuola… che non avendo VOGLIA di gestire la vivacità di certi individui li mandavano da psichiatri altrettanto svogliati che li riempivano di questi farmaci… leggiti i risultati!
    L’iperattività esiste… ma i sintomi non possono essere dati da uno studio dove si dice che a 32 anni saranno falliti con problemi finanziari, gengiviti ecc. Anche perchè allora i 30nni di oggi sono stati tutti iperattivi…vista la disoccupazione… dai per piacere. Siamo seri

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